Hanno aspettato il ritorno del Sigep, in tutto il suo splendore e nel suo format tradizionale, per tagliare ufficialmente il nastro sul primo Ice cream hotel d’Italia, anche perché l’evento principe del panorama mondiale di settore cadeva romanticamente in un’altra ricorrenza.
«Il 16 gennaio 1969 mio padre Mario e mia mamma Gina aprirono il Bar Adriatic in via Toscanelli, a Viserba, dando vita a una storia di gelateria lunga oltre 50 anni ed è a loro che io e mio fratello Gualtiero dedichiamo il Pan di Zenzero, il primo albergo d’Italia pensato e realizzato in simbiosi con il mondo del gelato. Senza quel locale poi trasformato in Caffè Matisse (in sala fa bella mostra di sé la storica planetaria verticale con cui papà faceva il gelato lì, ndr) non ci sarebbe l’hotel e il Sigep nel 1979 è stata anche la prima Fiera di Rimini. C’erano tutta una serie di coincidenze molto belle che ci hanno spinto ad attendere per l’inaugurazione», spiega la titolare Claudia Pari, aprendo idealmente le porte dell’originalissima struttura di via Pallotta per raccontarne storia e spirito.
Partiamo da principio: come nasce l’idea del Pan di Zenzero?
«Tutto è partito cinque anni fa. Avevamo un albergo di famiglia che mio padre aveva acquistato tanto tempo fa e, dopo diverse stagioni in affitto, era oramai chiuso da tempo. Siamo di Viserba, ci siamo sempre occupati di ricettività turistica con il bar pasticceria ed è stato naturale pensare di trasformarlo per creare un’offerta unica nel suo genere che coniugasse la nostra storia».
Come si è sviluppato il progetto?
«Lo abbiamo rifatto tutto dedicando ognuno dei tre piani a un gusto diverso di gelato, di cui si respira l’esperienza in ogni camera e negli spazi comuni: c’è quello fiordilatte, con quadri sulla campagna e le mucche, profumazioni alla vaniglia, gamelle; quello nocciola con sacchi in paglia contenenti essenze e docce con cascate di nocciole; quello cioccolato che ospita le tre junior suite con soffitti in carta oro e mattonelle in carta etrusca che ti danno l’idea di scartare un cioccolatino. E’ stato un lavoro di anni per cui ringraziamo gli architetti, davvero bravissimi. Ma il connubio con il gelato va oltre gli arredi, è parte delle offerte sia nel menu che nei servizi».
Può fare qualche esempio?
«Per i nostri ospiti sono previsti anche corsi e laboratori per diventare gelatieri per un giorno, imparare a fare i biscotti, conoscere gli ingredienti e abbinarli tra loro. E la colazione che si trasforma in brunch contiene abbinamenti con il gelato, sia dolce che salato. I clienti all’inizio si sorprendono, poi apprezzano molto e quasi tutti si concedono un secondo e terzo giro. Facciamo ad esempio una sorta di uovo all’occhio di bue che in realtà è un tortino che si può scegliere di associare a un gelato al sesamo nero o a quello grana e aceto balsamico da abbinare e abbiamo in serbo qualcosa di speciale per la Fiera della Birra per cui riapriremo il 19 febbraio: dei panini al latte con gelato alla birra e pezzettini di wurstel in pieno sintonia con i turisti tedeschi che di solito non si perdono questo appuntamento».
Il Covid vi ha un po’ scombussolato i piani?
«Non poco. Avevamo iniziato i lavori nell’ottobre 2019 e ci siamo dovuti fermare quasi subito, li abbiamo ripresi a singhiozzo e siamo riusciti ad aprire solo nell’agosto 2021. Quella 2022 è stata la prima vera estate del Pan di Zenzero, che è comunque un albergo annuale di 20 stanze con tre Junior Suite».
Oltre a quella del gelato, avete dato all’albergo un’impronta molto smart.
«Volevamo creare l’albergo del viaggiatore e siamo molto contenti di come le cose stanno procedendo: si può fare il check in online e si è accede in hotel elettronicamente, la stessa colazione è libera da orari e la si può fare quando si vuole fra le 8 le 11. Questo ci consente di non avere personale dalle 14 in poi (ma restando sempre disponibili via telefono o whatsapp) ed è molto apprezzato soprattutto da chi lavora nel settore fieristico ed è abituato a questa opzione di indipendenza. Piace molto la tranquillità che offriamo e insieme a mio fratello e tre dipendenti ci preoccupiamo più di fornire contatti e informazioni su come raggiungere ad esempio Riccione con il Metromare o cosa fare sul territorio che di dare la merenda da portare in spiaggia».