Ravenna, di padre in figlio: la “Bezzi Rodolfo” celebra mezzo secolo di attività
Mezzo secolo di attività. Un traguardo celebrato quest’anno dalla Bezzi Rodolfo & C Sas alle Bassette, fondata nel 1974 dall’attuale titolare insieme ai figli. Partita come piccola officina, l’azienda si occupa di vendita e riparazione di veicoli industriali nuovi ed usati, vendita di ricambi e accessori ed è diventata nel tempo concessionaria Acerbi-Viberti, Cardi, Assali Saf, Assali Meritor, Knorr, Bremse, Wabco, Jost oltre a collaborare con diverse ditte della zona per le attività di gommista, elettrauto, tornitura, sabbiatura, verniciatura e servizio autogru.
Un’avventura imprenditoriale che ha saputo adattarsi ai cambiamenti epocali degli ultimi decessi. «Avevo 19 anni, il mio povero babbo era rappresentante dei rimorchi Cardi di Verona, ma quando li vendeva in zona non c’erano officine che gli facevano assistenza - racconta Rodolfo Bezzi, ancora oggi in prima linea in ufficio -. Io non avevo avuto una gran voglia di studiare, ero andato a lavorare fin da ragazzino per imparare il mestiere alle Officine De Angelis di Coccolia e mi diede l’opportunità di aprire la mia attività qui alle Bassette, dove il Comune aveva creato un’area artigianale. Sono partito con un solo operaio, poi pian piano ci siamo attrezzati sempre più: allora non serviva tanta tecnologia, erano sufficienti una mazza, un’incudine e una saldatrice per riuscire a fare un buon lavoro. Poi siamo sempre stati al passo con i tempi e ci siamo ingranditi. Senza mai spostarci. Da mezzo secolo siamo sempre nello stesso posto. Oggi abbiamo quattro operai e con me ci sono i miei figli Andrea (che cura l’amministrazione) e Stefano (che si occupa della parte commerciale). Come va il settore? Il mondo del trasporto è in crisi per tanti altri motivi, i mezzi che circolano ci sono sempre e continuano a rompersi, non è il lavoro che ci manca. I problemi sono altri. Dai miei inizi ai giorni nostri le cose sono cambiate enormemente, la tecnologia è diventata molto importante, si vorrebbe fare tanto ma è sempre più difficile riuscirvi perché si hanno un po’ le mani legate dalla grandissima carenza di manodopera. Gli operai storici sono andati in pensione (c’è chi è stato con me 30-40 anni) e non se ne trovano per sostituirli al meglio. Indipendentemente dall’aver voglia di fare investimenti, oggi il primo pensiero è: chi faccio lavorare? In pensione ci sono arrivato, ma finché avrò la salute cercherò di aiutare i miei figli, che d’istinto chiamo ancora i miei bambini anche se hanno ormai 44 anni e 50 anni. Poi spero andranno avanti loro».