Forlì. Dalla frutta alle rinnovabili, “Tutto è energia” nel murale di Daniele Tamburro FOTO

È una storia di “seconde vite”: quella di Daniele Tamburro, ma anche quella dell’opera che ha appena finito di realizzare in via don Romeo Bagattoni fra Roncadello e Villafranca, un murale lungo 16 metri sulla parete di una cabina di trasformazione elettrica, fra campi di lavanda, arnie e distese di girasoli. Tamburro ha iniziato a dipingere giovanissimo, poi dopo una vita da imprenditore, orafo, dopo i cinquant’anni ha deciso di iscriversi all’Accademia di Belle arti di Ravenna. Una volta diplomato ha iniziato a insegnare da supplente fino a che tre anni fa ha vinto il concorso come docente di ruolo, e ora tutti i giorni raggiunge il Liceo artistico di Reggio Emilia.

«È dall’Accademia che è iniziata proprio un’altra vita –racconta l’artista –, una sfida che è anche un messaggio ai miei studenti e ai giovani: non buttare la spugna, arrivare in fondo al percorso scolastico, perché possono sempre aprirsi finestre impreviste e intanto ti sei dato la possibilità di potertici affacciare». Curiosamente l’idea di una seconda chance riguarda anche l’area in cui Tamburro ha realizzato il murale “Tutto è energia”. La cabina sorge infatti in un terreno agricolo vocato alla coltivazione, ma i proprietari del podere 15 anni fa hanno deciso di riconvertire la produzione dalla frutta all’energia pulita. «Dopo aver valutato molti fattori e anche il bisogno di un’energia a basso impatto – spiega Tamburro – hanno scelto quindi di trasformare il loro frutteto in un campo di produzione elettrica fotovoltaica. Il loro investimento è stato impegnativo e anche coraggioso per il cambio di mentalità che ha richiesto: d’altronde avevano già fatto un pezzo del loro percorso di vita in Australia, e probabilmente si sono resi conto anche grazie a questo dei cambiamenti che servono per affrontare l’impatto della modernità, del bisogno di energia ma anche della necessità di salvaguardare il più possibile l’ambiente. E il loro esempio è stato seguito poi anche da altri proprietari della zona».

Il murale, il secondo nella zona realizzato da Tamburro dopo “Il gallo” di Roncadello, racconta la storia di tutto questo, di come la frutta è diventata energia, di come l’uomo cerchi sempre di migliorare la propria condizione, un concetto a cui allude la mano dell’affresco michelangiolesco che tocca una mano meccanica.

Allo stesso tempo Tamburro esorta a governare il progresso e renderlo amico: così in mezzo agli ingranaggi e alle lampadine che si accendono, non a caso ha dipinto l’uomo vitruviano, espanso nello spazio, al centro delle cose.

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