Cesena, la mamma di Cristina Golinucci: “Non mandate lettere anonime, ma suonate al mio campanello, io ascolto tutti”
Lettere anonime consegnate alla cassetta postale dell’associazione Penelope in via Chiesa di Ronta, proprio a ridosso della parrocchia. Missive di difficile interpretazione per le quali Marisa Degli Angeli, la madre di Cristina Golinucci, invita gli estensori a farsi avanti di persona. «Per chiarire nei dettagli cos’abbiano da dire e cosa sappiano sulla vicenda di mia figlia e indicarci eventuali strade d’indagine che ancora non abbiamo percorso, se le conoscono...».
Sono passati più di 32 anni dalla scomparsa di Cristina Golinucci ed ancora oggi non mancano le “penne anonime” che si prodigano sul caso. È così fin dall’inizio della storia, e tante di queste missive (e telefonate) arrivavano direttamente anche a don Ettore Ceccarelli che per anni è stato parroco di Ronta e che dalla frazione (e non solo) riceveva tante confidenze.
A ridosso della chiesa di Ronta, ora gestita da don Andrea, c’è la sede “postale” dell’associazione Penelope; e nel tempo sono state molte le lettere recapitate, più o meno attendibili, spesso senza alcuna firma o mittente. «Era successo anche qualche settimana fa - racconta mamma Marisa - che ne fosse stata imbucata una, che però non ci è stato possibile interpretare perché la busta era stata inserita parzialmente e la pioggia ha bagnato completamente i fogli, sciogliendo l’inchiostro».
L’ultima missiva
Questa volta invece la lettera è rimasta all’asciutto: «Domenica mi sono recata a messa a Ronta, una chiesa che, malgrado le tante sofferenze che mi ha causato per il comportamento di molte persone che attorniavano Cristina, sento di non dover abbandonare e di dover frequentare sempre, perché è li che Cristina viveva la sua fede ed è uno dei luoghi dove la sento ancora più vicina».
Chi gestisce la cassetta della posta di Penelope ha consegnato a Marisa la busta con all’interno due fogli. «Dove i concetti espressi da chi li ha scritti non sono per nulla chiari». Nello scritto si fa cenno più volte e ci si appella all’associazione nata proprio grazie a Marisa Degli Angeli, a non abbandonare il caso di Cristina. Uno scritto parecchio caotico e quasi mai chiaro e fluido, anche nel momento in cui indica qualche nome a cui fare riferimento. «Non mi è chiaro se sia una lettera vergata da una persona che non è ben capace a scrivere o in generale ad esprimersi in forma scritta, oppure se solo si tratti di una persona che “fa un po’ di confusione”. Ma io la ringrazio ugualmente così come ringrazio tutti coloro che vengono incontro al mio sempre aperto appello al “...chi sa parli”. Sta di fatto che quanto c’è scritto sopra mi è poco chiaro. Chi ha lasciato quella lettera è dovuto arrivare fino alla cassetta della posta in chiesa a Ronta. Saprà di certo che non vivo troppo lontano da li. Il mio appello è quello, anziché scrivere delle lettere anonime, di venire a suonare al mio campanello e a spiegarmi i concetti di persona. Senza alcun timore. Qualsiasi cosa può esserci utile e io naturalmente da sempre sono abituata ad ascoltare tutte le voci».
Maria Degli Angeli, anche se quest’anno per Natale nulla di ufficiale è stato organizzato in ricordo di Cristina, sta riprendendo pian pano la vita di tutti i giorni. «Ho attraversato un periodo duro con l’incidente occorso a mio nipote. Ed ho avuto bisogno di staccare e di dedicarmi a mia figlia Stefania che è stata fortissima e bravissima nell’aiutare nel recupero suo figlio, in un percorso post incidente che non è stato per nulla facile. Negli ultimi giorni sono stata ad assistere ai conferimenti del Premio Novello e sto per riprendere anche le attività al centro Girasole. Il tutto nell’attesa che passino le feste e di poter di nuovo affacciarmi in Procura per Cristina».
L’avvocato Barbara Iannuccelli lo aveva preannunciato nel recente passato. Ci sono ora buone chance di poter rintracciare Emanuel Boke, il sudafricano da sempre primissimo sospettato per la scomparsa e la morte di Cristina.
E dopo le festività natalizie l’intento di mamma Marisa e della sua legale è quello di incontrare il nuovo procuratore di Forlì, Enrico Cieri, da poco insediatosi. Per dare ufficialità alle operazioni di riapertura del caso, prodromiche a nuove ricerche di Emanuel Boke, per riportarlo in Italia ed interrogarlo nuovamente.