Forlì, Tavolo in Prefettura contro la devianza giovanile

Intercettare e recuperare i ragazzi più a rischio di devianza, creare occasioni e spazi di aggregazione, evitare la dispersione scolastica, progetti di educazione alla legalità, soprattutto nelle scuole. Sono alcuni dei punti emersi nell’incontro che si è svolto in Prefettura dedicato al tema della devianza minorile. Un Tavolo al quale hanno partecipato forze dell’ordine, l’assessora regionale al Welfare Isabella Conti, amministratori dei Comuni di tutta la provincia, Ufficio scolastico, Ausl Romagna e operatori dei servizi e del Terzo settore, voluto a seguito della constatazione del significativo incremento, registratosi nel 2024, dei reati commessi da minori, spesso aggregati in gruppi, per porre l’accento, come evidenziato dal Prefetto Rinaldo Argentieri, «oltre che sulle doverose azioni di contrasto e repressione, sulle dinamiche sociali che sottendono il fenomeno, e sulle tante iniziative socio-educative intraprese sul territorio, al fine di metterle in rete ed individuare progettualità innovative e se possibile ancor più efficaci».
Gli interventi
Un momento di riflessione sulle cause del fenomeno, nonché sugli interventi già in atto a favore dei minori e delle loro famiglie, promossi e realizzati dai servizi comunali, in particolare di Forlì e di Cesena, in collaborazione con il Terzo settore, dalla scuola e dall’Ausl. L’assessora regionale Conti ha sottolineato il ruolo di interlocuzione e di promozione della Regione, anche attraverso apposite linee di finanziamento, al fine di valorizzare le esperienze virtuose e le idee innovative emergenti in ciascun territorio. «Non chiamiamole baby gang» è il messaggio chiaro e condiviso che è emerso dal tavolo di lavoro.
All’incontro era presente anche Valentina Ancarani (Pd), consigliera regionale dell’Emilia-Romagna. «Non possiamo affrontare il fenomeno della devianza minorile solo con misure di controllo e repressione – ha detto al termine –. È fondamentale agire sulle cause profonde, intercettando i segnali di disagio già in età prescolare e fornendo ai docenti ed educatori strumenti adeguati per prevenire fenomeni che, senza un intervento tempestivo, possono sfociare in atti antisociali e criminali. Il fenomeno della devianza giovanile è l’esito di un disagio radicato, che non può essere ridotto a un problema di ordine pubblico».
La consigliera regionale ha poi evidenziato l’importanza di creare opportunità concrete per i giovani. «Dobbiamo incentivare le attività ricreative e di aggregazione, dando ai ragazzi la possibilità di impegnarsi in attività sportive, artistiche e culturali. Un altro punto cruciale è la necessità di adottare un metodo di lavoro condiviso e strutturato. Abbiamo bisogno di un lavoro di rete stabile e coordinato, che coinvolga Amministrazioni locali, forze dell’ordine, scuola, servizi sociali e Terzo settore. È indispensabile creare tavoli provinciali permanenti per monitorare l’evoluzione del fenomeno e individuare strategie di intervento mirate».
la consigliera