Rimini. Inail, i dipendenti: "Migliaia di pratiche ma siamo pochi"

Organico sottodimensionato, carichi di lavoro eccessivi, procedure informatiche obsolete, minacce degli utenti. Deluso, stanco, esasperato, il personale Inail di Rimini (Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) oggi, in segno di protesta, incrocerà le braccia nelle ultime tre ore lavorative di ogni turno. Sciopero indetto da Cgil-Cisl-Uil, Confsal, Usb, Dirstat, Anmi e Flp, le varie sigle sindacali che rappresentano i dipendenti operativi nella sede riminese di via Melozzo da Forlì, per sollecitare il governo ad investire e ad assumere nuovo personale. Racconta Consiglia Mozzillo, impiegata nel settore amministrativo: «Non ce la facciamo più. Dovremmo essere almeno 39 e invece siamo 31. Dovremmo avere dei sistemi digitali all’avanguardia e invece li abbiamo datati e superati. Dovremmo servire il pubblico con rapidità ed efficacia e invece evadiamo le pratiche con lentezza e ritardi. Risultato? Lo stress da lavoro aumenta così come aumentano le aggressioni da parte degli utenti, esasperati e infuriati dalla lentezza con cui risolviamo i loro problemi». Aggressioni che sfociano, quasi sempre, in offese, ma anche in pesanti minacce. Continua Mozzillo: «Alle parolacce siamo ormai abituate. Ma quando si passa all’intimidazione la cosa cambia. Qualche settimana fa uno ha addirittura minacciato di venire ad incendiare la sede. Urlava contro di noi, quasi fuori di sé, e diceva che sarebbe tornato presto. Un collega, allora, ha chiamato i carabinieri, e solo all’arrivo dei militari l’uomo si è calmato».
Pensione e niente assunzioni
Trentuno dipendenti tra personale amministrativo, sanitario, ispettori e assistenti sociali, per la gestione di 26.804 aziende e, mediamente, 9.000 pratiche all’anno, di cui 5.070, nel 2022, riguardanti infortuni sul lavoro, tre, addirittura, con esito mortale. Sottolinea Valentina Spadoni, impiegata, anche lei, nell’ufficio amministrativo: «Negli ultimi dieci anni, almeno una ventina di colleghi sono andati in pensione e, a causa del blocco del turnover, non sono stati rimpiazzati. E pensare che una ventina d’anni fa eravamo una sessantina. Oggi siamo la metà». Va detto che nel 2019 è stato bandito un concorso, che però, come sottolineano i sindacati «non ha dato i risultati sperati: molti vincitori non hanno preso servizio o hanno rinunciato dopo pochi mesi, optando per altri enti, o per ragioni di distanza da casa». Chiosa Mozzillo: «Un collega, assunto a settembre, lunedì scorso se n’è andato preferendo un impiego in un altro ente in Puglia, più vicino a casa. E’ evidente che tra caro-affitti e distanza dalla famiglia, se uno può se ne va o, addirittura, rinuncia all’impiego».Si fermano i lavoratori del comparto del legno e arredo. Incrociano le braccia, in adesione allo sciopero di 8 ore proclamato, per oggi, da Cgil-Cisl-Uil, in difesa del contratto di lavoro e delle retribuzioni. E per far sentire ancora più forte la loro voce questa mattina, a bordo di due pullman e con mezzi provati, raggiungeranno Forlì per protestare davanti alla sede di Confindustria Romagna. Nel Riminese sono circa 1.500 i lavori del settore legno-arredo, occupati in circa 30 imprese industriali. La manifestazione, promossa, da Cgil-Cisl-Uil, inizierà alle 9.30 con l’intervento dei delegati sindacali riminesi: Renzo Crociati (Fillea-Cgil), Roberto Casanova (Filca-Cisl), Aziz Abnerrida (Fenal-Uil). Sottolinea il sindacato: «Il settore del legno e arredo negli ultimi anni ha registrato fatturati da capogiro e continua ad avere fatturati di tutto rispetto. Dal 2016 il contratto nazionale, firmato anche da Federlegno, stabilisce un recupero dell’inflazione che ha portato aumenti economici migliori rispetto alla media Istat. Ma nell’ambito della trattativa in corso per il rinnovo del contratto le aziende vorrebbero stralciare l’accordo del 2016, con gravi conseguenze per i redditi dei lavoratori del settore, e negare la rivalutazione contrattuale per il 2022 pari a 130 euro al mese di aumento. E non solo. Le imprese chiedono anche il blocco di un anno del contratto».