Donadoni e la sua Rimini “Ho trovato forte identità”
RIMINI. È arrivata a Rimini senza pregiudizi. Obiettivo: ascoltare un racconto e cercare di capire cosa si sta muovendo in questa porzione di territorio romagnolo, dove da alcuni anni un gruppo di vignaioli si è messo insieme per costruire una strada comune intrecciata al vino. Il tam tam partito dalla Rebola e ora allargatosi al Sangiovese, passando poi attraverso la revisione della denominazionale locale oggi divenuta Rimini Doc, ha fatto il giro di mezzo mondo. Si è diffuso in tutta Italia e poi si è allargato all’estero, proprio come i cerchi provocati da un sasso lanciato nel mare. Quando la novità ha iniziato a spazzare la costa Ovest degli Stati Uniti, la voce è giunta anche all’orecchio di Laura Donadoni.
Esperta di vino tra le più raffinate, Donadoni ha iniziato la sua carriera come giornalista, ma oggi è tanto di più. Scrittrice e autrice di podcast, è stata nominata da La Repubblica tra i 40 under 40 più influenti del vino italiano e dalla organizzazione internazionale Women in Wine tra le 50 donne più influenti del settore. Da tempo ha spostato gran parte delle sue attività in California, dove ha fondato un’agenzia di comunicazione specializzata sul vino e dove racconta l’enologia californiana attraverso le pagine di Slow Food.
Questa settimana, però, Laura ha deciso di fare i bagagli e partire per un viaggio in terra romagnola. Santarcangelo l’ha accolta a braccia aperte all’interno della sua splendida Rocca Malatestiana, dove martedì sera Donadoni è stata la protagonista di un evento interamente dedicato alla Rimini Doc. Ma prima di salire sul palco, ha trascorso tutta la mattina e parte del pomeriggio tra le cantine e i ristoranti della provincia, tra degustazioni e chiacchiere con i produttori, allo scopo di capire cosa effettivamente stia bollendo in pentola.
La Rebola secondo Laura
Nel suo libro “Custodi del vino”, Laura Donadoni ha dedicato un capitolo intero alla Romagna, inserendola tra i territori emergenti dell’areale nazionale, grazie all’intenso lavoro fatto in zone di eccellenza come Predappio e Brisighella. A tre anni dalla prima pubblicazione, ora la scrittrice potrebbe avere almeno un nuovo spunto di cui parlare: la Rebola. E proprio da qui è iniziato il percorso di degustazione che ha tenuto martedì. «Il fermento in atto nella zona di Rimini – racconta – è qualcosa di completamente nuovo, per questo mi ha incuriosito al punto da venire qua».
La parola identità per Donadoni è fondamentale quando si comincia a pensare di costruire un percorso legato al vino. «In questi anni sono andata in altre zone d’Italia che avevano mostrato la stessa energia – racconta –, ma purtroppo i produttori che ho trovato non erano coesi attorno a uno stile ben definito. Era quindi difficile riuscire a comunicare un progetto comune che parlasse di territorio». L’uniformità e soprattutto l’identità sono invece due elementi che l’esperta ha trovato a Rimini. «Quando ho assaggiato le quindici Rebole proposte ho subito individuato il fil rouge che stavo cercando. Dagli assaggi e parlando con i produttori ho percepito la voglia di lavorare sulla qualità, con un progetto orientato all’esaltazione del territorio e alle peculiari caratteristiche delle sue sottozone». Gli assaggi si sono tenuti nelle cornici di Podere dell’Angelo a Vergiano, di Podere Vecciano a Coriano e di Enio Ottaviani a San Clemente.
Parola al Sangiovese
Il pomeriggio di Donadoni è stato tutto dedicato al Sangiovese, cuore pulsante del nuovo progetto di valorizzazione legato alla Rimini Doc. L’idea dei produttori è anche in questo caso quella di valorizzare il nettare rosso della Romagna, facendo esaltare le tipicità saline e marine di questa parte di regione. In questo caso, Laura e i vignaioli si erano dati appuntamento alla Trattoria del Passatore di Santarcangelo. La partenza è stata buona, anche se a differenza dei bianchi, il lavoro in questo caso è ancora solo all’inizio. «Anche il Sangiovese ha un potenziale per differenziarsi – commenta l’esperta dopo la degustazione delle annate correnti –, anche se bisogna lavorare a mio avviso di più sulle caratteristiche di leggerezza e freschezza per raccontare a pieno le sottozone della Rimini Doc, invece che sulla sovramaturità».
Tutte le valutazioni di Laura Donadoni finiranno poi in un report che verrà inviato ai produttori, così da poter proseguire nel percorso di valorizzazione che, si spera, possa diventare anche un volano per l’economia turistica del territorio. «Perché il vino – conclude la scrittrice – ha questo potenziale».