Bollicine alla romagnola. Venti bottiglie per le feste

Vini

ROMAGNA. E chi lo ha detto che la Romagna è solo vini fermi? Certo denominazioni come il Sangiovese e l’Albana hanno fatto e continuano a fare la storia di un territorio profondamente legato al vino. Ma i produttori ogni anno di più stanno dimostrando di apprezza le sfide, osando fuori dai confini del noto, certamente rassicurante, per andare a cercare stili e sfumature differenti. Che, attenzione, non vuol dire uscire dal concetto di territorialità. Questa è e rimarrà per sempre un elemento fondante del buon vino. In fondo, una bottiglia deve prima di tutto saper raccontare il territorio all’interno del quale viene prodotta. Tuttavia, l’impronta stilistica deve avere il coraggio di saper raccontare anche degli aspetti di natura più personale, intimamente legati a colui che lavora duramente in cantina allo scopo di “costruire” e valorizzare il vino.

Territorialità e personalità, eccoli i due valori fondativi che oggi in Romagna stanno iniziando ad esprimersi sempre più anche all’interno di alcune sfavillanti bollicine. Perfette da sorseggiare per celebrare una festa o una ricorrenza – il Natale e il Capodanno in arrivo sono momenti perfetti, così come un compleanno o altri momenti di gioia con familiari e amici – i vini frizzanti sono un nuovo passo della viticoltura territoriale, che sempre più sta cercando di affiancare l’innovazione alla tradizione. E poi, i vicini emiliani sono anni che in questo campo stanno facendo scuola, con il Lambrusco oramai divenuto un punto di riferimento dell’enologia italiana nel mondo, specie grazie al lavoro di alcune aziende che hanno davvero saputo valorizzare qualità di alto livello come il Sorbara e il Grasparossa. Che dire poi del Pignoletto in terra bolognese, che sta piano piano tornando in auge. Insomma, se in Romagna le bolle stanno crescendo come movimento, in Emilia sono una tradizione storica del loro modello enologico. Dunque, evviva la contaminazione per crescere insieme.

Dietro le bottiglie

La verità, quella vera, è che la nostra è una regione fortunata. Poiché oltre che terra di grandissimi vini fermi, è divenuta una destinazione imprescindibile per i vini spumantizzati che, anche grazie alla lunga tradizione emiliana, hanno poco o nulla da invidiare a prodotti di altre regioni vitivinicole.

Tra l’altro, e qui viene il bello, c’è davvero da sbizzarrirsi. «La cura maniacale dedicata negli ultimi anni al recupero delle varietà abbandonate – ha raccontato qualche tempo fa sul tema il critico cervese di fama internazionale Luca Gardini – ha portato, come effetto tra i più vantaggiosi, proprio il proliferare di bollicine, realizzate con metodi Ancestrali, Charmat o Classici». Ogni gusto e ogni palato trovano così la loro personalissima soddisfazione.

Allora, proprio per questa grande varietà di prodotti, che vanno dal rustico al raffinato, dal fruttato all’officinale, dallo iodato al sapido, tutti comunque, a loro modo, di grande interesse, perché non sperimentare una degustazione senza confini, che parta dalla Romagna per poi allargarsi all’Emilia e tornare indietro? Un “racconto” in venti bottiglie selezionate insieme al sommelier campione del mondo nel 2018 Eros Teboni, giovane altoatesino che ha deciso di salire in macchina per farsi un giro in queste terre e regalarci la sua opinione sulle appassionanti bolle emiliano-romagnole. Insieme a lui anche l’amico Federico Scurani, wine specialist presso Partesa, azienda specializzata nella distribuzione di bevande in Italia.

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