Capodanno di sangue, gli amici del 23enne ucciso: «Soffriva di allucinazioni. E aveva saputo di dover lasciare la casa»
«Muhammad ha sbagliato, non si può andare in giro ad accoltellare la gente, ma non si può nemmeno ammazzare una persona con 5 colpi di pistola, avrebbero dovuto fermarlo in un altro modo, magari colpendolo alle gambe»: chi ha conosciuto Sitta, il 23enne ucciso dal comandante dei carabinieri di Villa Verucchio Luciano Masini la notte di San Silvestro dopo che aveva seminato il panico in paese ferendo con un coltello quattro persone, è convinto che la morte di quel loro amico «andato via di testa» si potesse evitare. E insiste nel tratteggiare il quadro di un giovane «sotto stress», vittima addirittura di «allucinazioni», che «non stava bene mentalmente, altrimenti non avrebbe mai fatto una cosa del genere». E un ruolo nel precipitare degli eventi potrebbe averlo giocato anche una notizia che Sitta avrebbe ricevuto poche settimane prima: «Gli avevano detto - spiegano due coetanei del 23enne morto - che il 7 gennaio avrebbe dovuto lasciare l’appartamento della comunità dove viveva. Muhammad era anche andato a Roma per parlare con suo cugino, che voleva comprargli un biglietto per farlo tornare in Egitto. Qua non si trovava bene e, anche se lavorava come muratore, non aveva soldi». M.D.
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