Strategie e buoni propositi per un’offerta vincente

ROMAGNA. Esiste una ricetta per mantenere competitivo il turismo in Riviera Romagnola? Ne parliamo con Lucio Bonini, socio fondatore, insieme a Andrea Sacchetti, di Alberghi.it, portale di promozione alberghiera nato a Rimini nel 2003. Uno strumento che oggi è punto di riferimento non solo per gli hotel della Riviera Romagnola, ma per quelli di molte altre località italiane situate sulla costa adriatica.
In che modo il cambiamento climatico può impattare sul nostro turismo, anche a breve termine?
In generale, il turismo è influenzato dal meteo, specialmente se si tratta di soggiorni al mare e se il periodo di vacanza è breve. Oggi, prima di spostarsi, si consultano le app meteo e, in qualche caso, se le previsioni sono sfavorevoli, si arriva a disdire la vacanza. In particolare, gli eventi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, dall’alluvione di metà maggio 2023 alla mucillagine nell’estate del 2024, impongono una riflessione rispetto ai grandi cambiamenti climatici che potrebbero mettere a rischio la stagione.
Immagina una strategia di risposta per restare competitivi?
Il clima, per una località turistica di mare, è un fattore importante ma non è l’unico. Per mantenere la competitività occorre puntare su innovazione e apertura ad altri settori oltre al balneare: terme e benessere, eventi, cicloturismo e business. Molti nostri hotel lo stanno già facendo: riqualificano le strutture e si differenziano dai concorrenti offrendo servizi specifici a chi si sposta per lavoro, ad esempio, a chi viaggia su due ruote o a chi cerca una vacanza ecosostenibile.
Il classico hotel a gestione familiare, che per anni ha nutrito l’immaginario sulle vacanze in riviera, è destinato a tramontare?
Il modello dell’accoglienza familiare è intramontabile, anche perché il tipo di vacanza richiesto dal cliente tipico della Riviera Romagnola (famiglie con bambini, che per il 90% chiedono la pensione completa e soggiornano almeno 5 giorni, secondo i nostri dati) è sostanzialmente lo stesso degli anni ’80, anche se oggi i soggiorni sono più brevi e i servizi richiesti più numerosi. A questo target “tradizionale”, però, da tempo si affianca un altro tipo di pubblico, che richiede soggiorni mordi e fuggi, prenota in formula dormire e colazione e cerca servizi specifici. È importante intercettare queste nuove tendenze e dare risposte adeguate.
Che ruolo ha l’imprenditoria privata in questo processo di rinnovamento?
Fondamentale. Negli anni ‘80 e ‘90 l’investimento nei parchi divertimento ha rivoluzionato l’offerta turistica. Oggi assistiamo all’apertura dello Space a Riccione, che supera il concetto di discoteca e abbraccia la formula degli eventi. In una stagione ha richiamato a Riccione pubblico altospendente da 43 Paesi e 3 continenti, un pubblico nuovo, che chiede servizi specifici in hotel, al ristorante e nei trasporti.
È adeguatamente valorizzata la proposta turistica legata al nostro entroterra? Quanto quel patrimonio può rappresentare una leva importante per il turismo romagnolo?
L’entroterra al momento non è una leva di marketing impattante per il turismo in riviera, anche se la sua importanza è cresciuta nel tempo. Sicuramente è un valore aggiunto per chi si trova già al mare e magari deve organizzarsi per una giornata senza sole, ma non ha ancora una forza attrattiva autonoma, almeno per quanto riguarda una percentuale considerevole di turisti italiani. Può diventare, invece, un’attrattiva importante per chi viene dall’estero, che in genere è più disponibile a muoversi e più interessato al territorio. In questo senso, il mercato estero può essere terreno fertile per una promozione più intensa dell’entroterra.