Taxi, ultima spiaggia per rivedere la riforma

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Dopo l’accordo trovato l’altro ieri sui balneari, ora il tema della concorrenza passerà sul nodo taxi. E anche la Cooperativa taxisti riminese, allineandosi al coro sollevatosi unanime da tutto il sistema, chiede lo stralcio del tanto vituperato articolo 8 del Ddl concorrenza, di cui si sta discutendo proprio in questi giorni. Il perché è semplice: «La nostra materia – dice Alessandro Taranto, presidente della Cotari – non c’entra assolutamente nulla con la concorrenza, né tantomeno con quanto ha riguardato fino ad ora il sistema balneare».

«Tra l’altro – aggiunge – dobbiamo smetterla di voler importare a tutti i costi dei modelli anglosassoni nel nostro Paese, perché non abbiamo e non avremo mai la mentalità adatta per questo tipo di innovazioni. A Rimini noi siamo un gruppo coeso, ci autogestiamo, non chiediamo un solo soldo al pubblico e paghiamo ogni cosa con i soldi che arrivano dai nostri proventi. È questo spirito cooperativo che ci contraddistingue».

Quando parla di cedere a un sistema anglosassone, Taranto tocca quello che è il cuore di quanto sta coinvolgendo in questo periodo il sistema dei tassisti. In quell’articolo 8, infatti, si parla di rivedere la disciplina del trasporto pubblico non di linea (ossia i taxi, che non sono di linea perché non seguono percorso predeterminati, in quando la destinazione viene data loro dai singoli clienti), con un adeguamento dell’offerta che si dovrebbe aprire «a forme di mobilità che si svolgono mediante applicazione web», oltre ad una «promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze».

Ecco, quindi, che le big del trasporto digitale sono riuscite nell’intento di mettere in discussione un sistema di trasporti la cui struttura in Italia ha radici ben solide e definite.

Tariffe ferme

«A livello nazionale – commenta Taranto – i grandi gruppi spingono a una deregolamentazione del settore, ma questo non andrebbe assolutamente bene. Ci definiscono una lobby – aggiunge – ma così non è mai stato e, anche se fosse, lo siamo esattamente come lo sono i tabaccai, per i quali però non sono previste altrettante discussioni».

Il problema, secondo il numero uno della Cooperativa taxisti riminese, è anche un altro, ossia che da mesi si discute su aspetti che a suo dire non dovrebbero esistere, «quando in realtà – chiarisce – abbiamo problemi decisamente gravi». Uno su tutti, l’adeguamento delle tariffe, che a Rimini «è fermo dal 2008 – assicura Taranto –. C’è solo un aspetto però da considerare: quattordici anni fa il gasolio costava 0,9 centesimi al litro. Oggi siamo arrivati a 1,9. Un euro in più che si riflette pesantemente sui margini, ma forse nessuno si è accorto che il costo della vita è cresciuto enormemente. Come taxisti siamo fermi e prima o dopo speriamo proprio che arrivi questo adeguamento». Ad oggi nella provincia di Rimini le licenze di taxi sono settantuno e ultimamente si è vista qualche compravendita, fatta da qualcuno che fino a prima faceva il sostituto.

Il disegno di legge

Intanto, lunedì c’è stato il primo faticoso giro di boa al Senato sul cosiddetto Ddl concorrenza. Il disegno di legge ha infatti ottenuto il disco verde a Palazzo Madama con 180 voti a favore, 26 contrari e uno astenuto, mettendo così a compimento gli impegni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. A questo punto il provvedimento dovrà passare all’esame della Camera dei deputati. E tra i punti rispediti a Montecitorio per una seconda lettura c’è anche la questione dei taxi e dei servizi di noleggio con conducente.

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