Simone Bendandi, salto di qualità alla guida del Bisonte

Volley

Consacrazione definitiva per l’allenatore ravennate Simone Bendandi, che dopo tanti anni di gavetta e grandi esperienze è stato nominato per la prima volta al comando di una squadra di serie A1 femminile per la prossima stagione agonistica 2024/2025.

Il Bisonte Firenze infatti lo ha presentato in pompa magna come primo allenatore, insieme a tutto lo staff di cui fa parte, come vice-allenatore, un altro ravennate, Federico Chiavegatti. «I miei sentimenti – esordisce il neo tecnico – non possono che essere di gratitudine e di riconoscenza verso una società storica come il Bisonte Firenze e verso una città che adoro. Ho avuto un percorso molto bello, con esperienze di alto livello come Scandicci, quattro anni di nazionale, poi Monza sempre come vice. Ho cercato di assorbire il più possibile da chi ho accompagnato in questi anni ed aspettavo questa possibilità che sarà importantissima per la mia carriera. Ho fortemente voluto con me il ravennate Federico Chiavegatti, che è stato già mio collaboratore a Ravenna in A2, perché è giovane, bravo e preparato, una persona di cui ti puoi fidare, schietta e sincera come piacciono a me, un professionista appassionato, sempre pronto a studiare e prepararsi».

Quali saranno gli obiettivi di questo primo anno? «La società non si è data obiettivi particolari, se non quello di dare il meglio gara dopo gara, poi tutto quello che verrà sarà guadagnato. Avrò a disposizione delle ragazze giovani molto interessanti e vorrei arricchirle tatticamente e tecnicamente».

Bendandi ha allenato a Ravenna per tre anni in A2, ma recentemente il volley femminile in città fa fatica a ritrovare una identità ed una categoria consona al suo blasone. Qual è la ricetta di Simone Bendandi per far tornare Ravenna grande? «Servono tanti soldi ed investitori che siano accompagnati da figure professionali, non solo appassionati di pallavolo ma professionisti di marketing, di azienda e conoscitori dello sport. La passione è meravigliosa, ma per restare o tornare tra i grandi bisogna attorniarsi di professionisti e fare della prima squadra l’apice di un movimento che deve comprendere le giovanili, i genitori e tutto l’indotto».

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