Motociclismo, Bulega e il trionfo mondiale in Supersport: “Mi sono rimesso in gioco dopo i momenti bui”

Moto
  • 06 ottobre 2023

Nicolò Bulega ha ancora 23 anni, ma ha percorso tanta strada, non sempre in discesa, anzi a volte in durissime salite ed in orrendi tunnel bui. Il 16 ottobre compirà gli anni, ma il regalo se lo è già fatto e di quelli grossi. È un ragazzo che è salito presto alla ribalta ed ha assaggiato la polvere del fallimento, un petardo che non era esploso, ma che ora ha fatto un bel botto. Nel 2016 era nel mondiale Moto3 nel team Sky Vr46 e tutto pareva arridergli: un podio nella prima stagione intera ed un 7° posto finale, poi tante delusioni. Nato a Taneto di Gattalico, in provincia di Reggio Emilia, si è trasferito giovanissimo in Romagna, ora vive a San Clemente, per inseguire il suo sogno, guidato dal padre Davide, ex pilota professionista. Sabato è salito ha vinto il mondiale Supersport con la Ducati Panigale V2 del team Aruba.

Arrivare in cima dopo tanti anni difficili rende questo momento più dolce?

«Sicuramente è stato più difficile del previsto arrivare quassù. Sono riuscito a rimettermi in gioco dopo un bel po’ di anni duri».

Il team Aruba è riuscito a farla rinascere: come?

«Mi hanno dato modo di tirare fuori ciò che non ero stato capace di mostrare negli anni precedenti».

Per un pilota di prototipi lasciare la MotoGp per le derivate di serie della Superbike ha sempre il sapore della retrocessione, è stato così anche per lei?

«Diciamo che un pilota di MotoGp è al top e capisco che possa viverla così. Dalla situazione in cui venivo io, invece, mi ha fatto solo che bene arrivare in questa categoria».

Come è nata l’idea di approdare in Supersport, dopo tre anni in Moto3 ed altrettanti in Moto2?

«Sinceramente non ci avevo nemmeno pensato. È stato il mio manager, Alberto Martinelli, a propormi questa sfida nel team Aruba. Credevo di restare ancora in Moto2, ma non avevo delle belle proposte: nessuna era vincente e mi avrebbe aiutato a risollevarmi dal momento buio che vivevo. Invece sono riuscito a diventare pilota di un ottimo team appoggiato da una casa costruttrice: ho fatto un passo indietro per farne due avanti ed è andata così».

Deve dire grazie solo a Martinelli?

«Devo farlo anche con la mia morosa Camilla. Che mi ha sempre sostenuto. Quando uno sportivo, che fa della propria passione il proprio lavoro, non ottiene risultati non riesce a non portarsi a casa la delusione per ciò che sta vivendo. Nelle settimane che seguivano gare andate male ero insopportabile».

Cosa si prova a passare da baby talento, vincitore del mondiale Junior Gp, pilota dell’Academy Vr46, al trovarsi fuori dai riflettori?

«Gli anni bui mi hanno fatto cambiare. Il talento è lo stesso di quando ero più giovane, quello non può andare via, ma allora non avevo le capacità di gestire tutto il contorno. Ora mi sento più maturo. Adesso mi sento bene, ma ho perso un po’ di quello che poteva essere la mia carriera e voglio riprendermela, per quello che posso».

I piloti dell’Academy Vr46 hanno centrato grandi risultati: 4 sono in MotoGp e due, Stefano Manzi e lei, sono al vertice della Supersport e forse in Superbike presto, è stata una grande esperienza e sentite una rivalità maggiore fra voi?

«Sicuramente è stata così. In Academy siamo stati in una dozzina e solo 4 sono riusciti ad arrivare alla MotoGp: non era semplice. Io adesso arriverò in Superbike, dove vorrei vincere un giorno il mondiale, e, forse, anche Manzi che ha dimostrato di essere super veloce in Ssp. Chiaro che il fatto di venire dalla stessa “scuola” rende le nostre sfide un po’ un derby, anche se ci sono state in momenti diversi, ma con modalità simili».

In Superbike dominano, da alcune stagioni, in tre: Alvaro Bautista, Jonathan Rea e Toprak Razgatlioglu, ogni tanto si riesce ad inserire un Axel Bassani, un Michael Ruben Rinaldi, un Danilo Petrucci, ma i re sono loro, cosa si aspetta nel 2024?

«Sono sempre loro tre a dominare il campionato. Non so dirti se sarò subito veloce, non lo so. Sono in un buon momento e posso fare bene».

Alvaro Bautista è il ducatista più vincente della categoria (ha centrato 56 successi contro i 55 di Carl Fogarty ndr), arriva alla sua corte nel team Aruba.It Racing Ducati e potrebbe esserne l’erede: che rapporto ha con lui?

«Beh, in pratica siamo già compagni di squadra da due anni. Ci vediamo tutti i giorni durante le gare ed è un ottimo compagno, che fa il suo e cerca sempre di migliorare, ma non ti ostacola. Cercherò di imparare il più possibile».

Cosa la potrebbe rendere felice il prossimo anno?

«È presto per dirlo, dobbiamo vedere i test e cosa faranno Rea e Toprak con la nuova casacca (passano rispettivamente a Yamaha e Bmw ndr). Adesso mi concentro nel finire questa fantastica stagione, cercando di vincere le ultime due gare».

Come festeggerà?

«Sicuramente con una vacanza esotica al caldo con Camilla, mentre con Enea Bastianini, Tatsuki Suzuki e Mattia Casadei faremo qualcosa, ma non so ancora cosa».

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