Ciclismo, team UnipolGass, finisce l’avventura. Savini: “Orgogliosi di questi 12 anni”
L’avventura del team UnipolGlass di Cesenatico è arrivata al capolinea. Dopo 12 stagioni consecutive nella categoria Juniores, la formazione cesenaticense non avrà nessun corridore al via nel 2024, pur mantenendo l’affiliazione alla Federciclismo. Un altro duro colpo per il pedale romagnolo, che vede chiudere, probabilmente in maniera definitiva, una delle formazioni più vincenti delle ultime stagioni. Ma d’altra parte è impossibile chiedere di più a Vittorio Savini che, assistito dalla moglie Maria, ha arricchito la sua ultradecennale esperienza con il mondo del ciclismo con altri 12 anni di vittorie.
Vittorio Savini, dopo 58 anni consecutivi di ciclismo cosa farà nel 2024 la domenica?
«Non abbandono assolutamente il ciclismo e il prossimo anno darò una mano al Team Omnia di Imola durante le gare. Mi mancheranno gli allenamenti, la preparazione della gara al sabato e sicuramente avrò un ruolo meno attivo, ma spero di continuare a dare il mio contributo al ciclismo per qualche altro anno. D’altra parte, la mia vita è il ciclismo a cui ho dedicato 58 anni, di cui 36 guidando un’ammiraglia, con ben 10 Giri d’Italia trascorsi in auto alle spalle del gruppo».
L’avventura del team Elite Service Cesenatico è durata 12 anni. Una parentesi molto importante per la sua vita e per il ciclismo romagnolo.
«Dopo la morte di Marco (Pantani, ndr) mi ero disinnamorato del ciclismo. Poi nel 2012 è nata l’opportunità di creare un team Juniores a Cesenatico e con mio fratello Claudio (ex professionista negli Anni ’80, ndr) e mia moglie Maria Sberlati abbiamo iniziato questa avventura bellissima. Al di là delle vittorie, che comunque ci sono sempre state, abbiamo costruito una grande famiglia e spesso ci capita di trovarci con i ragazzi che hanno avuto modo di correre per noi. Ovviamente devo anche ringraziare tutti gli sponsor che ci hanno consentito di fare attività e specialmente Campedelli, Alice Bike e UnipolGlass».
Ad inizio stagione la sua squadra non era mai considerata tra le più forti in regione. Ma i risultati sulla strada non sono mai mancati.
«È vero e posso dire che ne andiamo orgogliosi. In molte stagioni la squadra era composta da atleti che non avevano ottenuto grandi risultati tra gli Allievi e che erano considerati di secondo piano. Lo stesso Michael Antonelli, che con noi ha vinto tantissimo, nelle categorie inferiori non aveva ottenuto risultati di primissimo piano e non era considerato un vincente. Il messaggio è semplice: i ragazzi vanno aspettati e vanno messi nelle condizioni di rendere al meglio. Spesso mi sono trovato in organico giovani ciclisti che, quando sono arrivati da me, non sapevano semplicemente correre in bici. Hanno imparato a farlo e poi hanno vinto».
Ad eccezione del 2021, la sua squadra ha vinto almeno una gara in tutte le stagioni. Quale è stata la vittoria più bella?
«Premetto che tutte le vittorie sono belle. Ma, se devo indicarne una, dico il successo di Jacopo Gioia dello scorso settembre in Toscana a Donnini di Reggello. In parte perché avevo immaginato che potesse essere l’ultima nella storia del team e poi perché mi ha fatto ricordare i successi del mio caro Marco. Con Pantani, nelle categorie giovanili, vincemmo a Donnini per due anni consecutivi e il successo di Gioia mi ha riportato indietro di quasi 40 anni. Gli organizzatori si ricordavano e ci hanno tenuto personalmente a premiarci. È stato molto emozionante».
In questi 12 anni ha guidato atleti molto forti. Purtroppo a nessuno è riuscito il passaggio tra i professionisti. La cosa le crea rammarico?
«Sì, certamente. E mi dispiace perché ho guidato un paio di atleti che avevano tutte le carte in regola per poter puntare alla massima categoria. Penso al cesenate Mattia Casadei, che rispecchia l’identikit del corridore moderno con un ottimo spunto veloce, un gran passo e, secondo me, anche con la giusta testa. Mattia ha fatto una scelta diversa e, anche se la rispetto, secondo me ha deciso di smettere troppo presto. E poi c’è lui, lui che merita un capitolo a parte».
Si riferisce a Michael Antonelli, giusto?
«Sì, Michael è stato in assoluto l’atleta più vincente nella storia della nostra squadra e ovviamente il suo ricordo è sempre con noi. Un ragazzo tranquillo, umile e intelligente, che parlava poco, ma che sapeva benissimo cosa doveva fare in corsa. Per capire il suo talento è sufficiente dire che è arrivato 12° al Campionato Europeo, in una gara in cui correva da solo con la maglia di San Marino. La sua caduta in gara e la successiva morte ci hanno privato di un possibile campione, ma soprattutto di un ragazzo d’oro che resterà sempre nei nostri cuori».
Cambiamo argomento. Lei, a livello nazionale, è famoso soprattutto per essere stato uno dei riferimenti di Marco Pantani. Del Pirata è stato direttore sportivo, presidente del Fans Club e soprattutto amico. Il 30 giugno 2024 il Tour de France sarà a Cesenatico nel nome del Pirata: che giorno sarà?
«Il Tour ha girato troppe volte le spalle a Marco e fa piacere vedere che se ne è ricordato a 20 anni dalla morte. C’è poco da dire: in Emilia Romagna, e in particolare a Rimini e Cesenatico, sarà scritta una pagina di storia che sarà semplicemente irripetibile. Voglio dire un “bravo” all’amministrazione comunale. Ma voglio anche dire che l’unico vero protagonista, colui che ha portato il Tour in Romagna e a Cesenatico, è Marco Pantani. Senza di lui, senza le sue imprese, sarebbe stato semplicemente impossibile vedere il Tour in una piccola località di mare come Cesenatico. E ancora una volta voglio dire: grazie Marco, grazie di tutto».