Ciclismo, Pantani e Pogacar: così diversi, così campioni
Il 16 maggio 1998 il Giro d’Italia scattò da Nizza con una cronometro sulla Promenade des Anglais: fu l’inizio della splendida avventura che portò Marco Pantani a conquistare Giro e Tour nella stessa stagione.
Dopo 26 anni e quasi 10.000 giorni, il cerchio si è chiuso sempre a Nizza, con Tadej Pogačar che ha emulato il Pirata e ha concretizzato la sua doppietta rosa-giallo nel 2024.
Da quando Fausto Coppi fece per la prima volta doppietta nel ‘49, non era mai successo che l’accoppiata non fosse conquistata per un periodo di tempo così largo. C’erano riusciti Anquetil, Merckx, Hinault, Roche, Indurain e Pantani. Ieri è caduto un baluardo che resisteva da un quarto di secolo e che, ogni giorno che passava, rendeva sempre più iconica e leggendaria la figura di Marco Pantani. Ma i record sono fatti per essere battuti e le statistiche per essere aggiornate e se c’è un atleta che merita di succedere a Marco Pantani questo è proprio Tadej Pogačar.
Mondi paralleli
È inevitabile cercare di costruire un parallelismo tra i successi di Pantani del 1998 e quelli di Pogačar di questa stagione. In realtà si tratta di due rette perfettamente parallele e senza nessuna intersezione. Pogačar ha costruito scientificamente la doppietta Giro-Tour dall’inverno, pianificando perfettamente il calendario di avvicinamento alle corse con l’obiettivo preciso di emulare il Pirata dopo 26 anni. Pantani aveva il Giro come principale obiettivo e dopo averlo centrato, decise in una serata di mezza estate di prendere il via al Tour. E lo vinse, realizzando un folle obiettivo in cui era l’unico a crederci realmente.
Pogačar ha cannibalizzato il Giro e il Tour, con 12 successi di tappa e vestendo 20 volte la maglia rosa e 19 volte la maglia gialla e stabilendo così un nuovo record assoluto nello stesso anno (battuto Merckx). Pantani riuscì invece a rivoluzionare due edizioni che sembravano già decise: al Giro umiliò lo svizzero Zulle e poi domò le ambizioni rosa del russo Tonkov, mentre al Tour rovesciò la dittatura del tedesco Jan Ullrich con la leggendaria cavalcata che dal Galibier lo portò al giallo di Les Deux Alpes.
Pantačar
Pogačar ha corso il Giro e il Tour con la stessa grinta e consapevolezza del Pantani del 1999. In quella tragica e drammatica edizione della corsa rosa, il Pirata affrontò la corsa con lo spirito del dominatore, immolandosi alla causa del pubblico sulle strade e cercando di dare spettacolo e di vincere su ogni strappo. L’ultima volta a Madonna di Campiglio, quando attaccò in maglia rosa su una salita semplice e andò a conquistare quello che sarà il suo ultimo successo al Giro d’Italia. Quel Pantani gareggiava per scrivere la storia e in mancanza di avversari del suo livello, correva contro i record e contro sé stesso.
La stessa identica cosa che ha fatto il campionissimo sloveno al Giro al Tour, convinto che il miglior modo per onorare gli avversari sia quello di dare tutto per provare a batterli sulla strada. Un atteggiamento che a Pantani costò carissimo e che, per ora, a Pogačar ha portato una valanga di critiche.
Verso Merckx e oltre
Il fuoriclasse di Komenda, che a settembre compirà 26 anni, sta continuando a scrivere record e a lottare contro i campioni del passato, prima di quelli del presente. La doppietta Giro-Tour è solo un passaggio di un fuoriclasse che sta vincendo tutto e su ogni terreno e che ha ancora ambizioni merkxiane. Potrebbe tentare (ma non lo farà) la tripletta Giro-Tour-Vuelta che non è mai riuscita a nessuno, ma è più probabile che voglia vincere Olimpiadi e i campionati del Mondo in questa stagione. E, anche in questo caso, sarebbe il primo nella storia a riuscirci.
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