Ciclismo, Matteo Malucelli e il futuro: “Cerco una squadra Professional o World Tour, altrimenti andrò a lavorare”

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Si può abbandonare con una vittoria? Anche se grandissimi campioni l’hanno fatto, pensare che l’ultima vittoria di Matteo Malucelli a Bintulu, nel “Tour of Langkawi”, possa essere l’ultima della sua carriera è un grandissimo spreco. È uno spreco perché il velocista forlivese ha dimostrato, passata la soglia dei 30 anni, di aver acquisito quella maturazione che gli consente di primeggiare allo sprint contro rivali di alto profilo. Nella sua carriera professionistica Malucelli non aveva vinto così tanto (10 successi) e così bene (3 successi in corse 2.Pro). Eppure, non ha un contratto per il 2025 ed esiste il rischio concreto di vederlo appendere la bici in garage. «Ho appena concluso quella che è la migliore stagione della mia carriera – spiega soddisfatto il forlivese – e ovviamente voglio continuare perché credo di poter realizzare ancora qualche sogno. Ma non posso permettermi di farlo ancora in una formazione Continental. Ringrazio enormemente Volpi, Boaro e il Team Ukyo, ma ho passato un anno in purgatorio e credo sia il momento di tornare in paradiso. Quest’ anno ho battuto velocisti di alto livello, con stipendi dieci volte superiori al mio e credo di essermi meritato una squadra Professional o World Tour».

Una scelta principalmente legata al prestigio delle corse e al desiderio di mettersi in gioco su un palcoscenico più importante: «Quest’anno da maggio a settembre abbiamo disputato un calendario di basso livello e, in pratica, ho vinto sette volate sulle dieci che ho disputato. Vincere è sempre bellissimo, ma ripetere un altro anno come questo non aggiungerebbe niente alla mia carriera dal punto di vista del prestigio. Ho voglia di lottare con i migliori sprinter al mondo, disputare corse importanti e, perché no, prendere parte ad una grande corsa a tappe come il Giro o la Vuelta. E ripeto, credo di essermelo meritato». La decisione di Malucelli è drastica e non prevede un piano B ciclistico: «Sono fiducioso e spero di avere novità a breve – ammette il forlivese – ma se ciò non dovesse avvenire il mio piano è semplice: vado a lavorare. Mi sono laureato in ingegneria e non avrei problemi a mettermi in gioco fuori dal ciclismo. Certo, preferirei non farlo tra qualche mese».

E, in quel caso, lascerebbe dopo un trionfale “Petronas Tour of Langkawi”, chiuso con tre successi di tappa e la maglia arancione della classifica a punti. «Anche se la concorrenza era agguerrita, mi sono presentato in Malesia con la convinzione di essere forte e di poter vincere. Sono sicuro che, con la medesima consapevolezza, qualche secondo posto di inizio stagione sarebbe stato una vittoria. In particolare, nonostante due secondi posti consecutivi, nelle ultime due frazioni mi ero convinto di essere più veloce di De Kleijn. E aveva ragione anche il “Taro” (Manuele Tarozzi, ndr) che dopo la sua vittoria mi ha detto “vedrai che noi romagnoli vinciamo la metà delle tappe”. E così è stato: la Romagna ha vinto quattro frazioni su otto».

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