Prima il formaggio in drogheria, poi la gioia sul campo: il giorno speciale del Rimini a Gorgonzola



Prima una toccata e fuga in drogheria per esaurire le scorte di formaggio Gorgonzola, molto apprezzato in primis da dirigenti e staff biancorossi, poi tutti allo stadio della Giana Erminio, il civettuolo Città di Gorgonzola, che, con i suoi 3.766 posti occupati (in 700 da Rimini), è pieno come un uovo. E’ la finale di andata, ma da queste parti è un vero e proprio avvenimento, c’è fermento per le strade e anche in campo: un’ora prima della gara è già spettacolo nello spettacolo. Viene premiato con le chiavi della città il presidente della Giana Erminio, Oreste Bamonte, per i 40 anni di presidenza. Originario di Battipaglia, imprenditore del ramo caseario, il presidente rappresenta l’anima di una squadra, la Giana, che si è fatta sempre onore nel calcio professionistico.
Ma l’atmosfera si accende quando i ragazzi del settore giovanile della società lombarda fanno il loro ingresso in campo con la banda e i primi tifosi biancorossi.
E’ una reunion riminese, perché ci sono i tifosi partiti da Rimini e anche tanti ragazzi della comunità romagnola che vivono o studiano a Milano. Sarà anche la finale di Coppa Italia Serie C, ma l’Italia è fatta di tante piccole e medie comunità che in queste occasioni danno il meglio. Alle 19.45 è il momento dei fuochi d’artificio, tutto il paese (21.000 abitanti) è pronto a scendere in campo, qui dentro o nelle immediate vicinanze. I tifosi del Rimini si fanno subito sentire, ballano e cantano come nelle migliori occasioni, con una rappresentanza anche istituzionale in curva e in tribuna, visto che ci sono l’assessore allo Sport, Michele Lari, e la “pasionaria” biancorossa, l’assessora al Lavoro e politiche giovanili Francesca Mattei.
C’è pressione sull’organizzazione di questo evento, lo staff locale suda per avere il controllo della situazione, si capisce che è un po’ tutto super dimensionato: gli addetti allo stadio pregano di staccare le spine dei computer e attaccarle solo in caso di necessità. Può saltare tutto, ma la festa non si ferma più: in campo e sugli spalti.
La banda suona l’inno di Mameli, è l’unico momento della serata in cui sono tutti d’accordo, poi ognuno per i suoi colori. Il tifo biancorosso sovrasta nettamente quello più compassato di casa, ma sono anche due caratteri differenti, l’energia della Romagna, la sobrietà dei lombardi. Ci si rivede tra due settimane al Romeo Neri per sapere come finirà questa bellissima storia sportiva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA