La presidente Di Salvo: “Rimini, dalle strutture arriverà la spinta per le future gioie sportive»
Domenica il Rimini giocherà a Campobasso una partita molto importante. Intanto perché è un prezioso crocevia per il campionato, quindi perché il match va in scena nella città in cui ha sede il Responsible Research Hospital, l’ospedale d’eccellenza di proprietà della società che da due anni guida e sponsorizza il Rimini Fc. Non solo, nella scorsa estate Responsible Hospital e Campobasso calcio hanno annunciato un’importante partnership sanitaria sulla diagnostica e riabilitazione dei giocatori. Dunque, un derby nel derby.
Presidente Stefania Di Salvo, come giudica la prima parte di stagione del Rimini: contenta, delusa o curiosa e tutto sommato fiduciosa per quello che sarà il resto del campionato?
«Ancora è presto per dare un giudizio esaustivo, ma sono convinta che abbiamo intrapreso un percorso che mi fa essere fiduciosa per il resto della stagione. Da tifosa sono delusa e rammaricata per alcuni risultati in questa prima parte del campionato anche se, in tutta onestà, penso che con un pizzico di sorte favorevole in più avremmo potuto ottenere qualche punto in più. Allo stesso tempo sono molto soddisfatta per la qualificazione ai quarti di Coppa Italia Serie C, che non era affatto scontata. Oggi stiamo costruendo un gruppo solido e unito che, nonostante alcune delusioni, non subisce gli avversari come a volte accadeva l’anno scorso. I numeri rispetto alla scorsa stagione dicono che abbiamo una differenza reti positiva e una posizione in classifica migliore. Vogliamo migliorare e continuare a crescere. Tutta la società continuerà a lavorare con questo intento comune».
Si ha la sensazione che il progetto di Responsible sul calcio a Rimini viaggi su un doppio binario: davvero importante ed aggressivo sulle strutture, quindi Centro Gaiofana e stadio, più timido e attendista sulla costruzione della squadra. E’ solo una sensazione?
«Vorrei tanto vedere il centro sportivo e lo stadio già realizzati ed il Rimini Fc primeggiare sportivamente già oggi. Stiamo lavorando per realizzare quello che i tifosi sognano da tempo. Sono orgogliosa di poter affermare che il percorso per realizzare le infrastrutture così vitali per il nostro progetto è avviato e va avanti col vento in poppa, a vele spiegate. Se le infrastrutture si realizzano pianificando variabili economiche e amministrative, le variabili nel calcio sono molto meno prevedibili, più complesse e con tempistiche diverse. Se stiamo dando una casa al Rimini Fc è proprio perché il progetto sportivo è importante per noi. Anno dopo anno sono tante le società che si trovano in grandi difficoltà, fallite o cedute per insostenibilità dei loro progetti. Anche la Lega Pro sta lavorando a nuove norme per rendere più sostenibile il calcio, vedi la riforma Zola o la previsione di un tetto alle remunerazioni nei club, il cosiddetto salary-cap. Finché sarò io la presidente del Rimini Fc, non saremo mai una società che farà scommesse a fondo perduto sperando nella dea fortuna. Ribadisco che per la nostra società il progetto sportivo è importante e proprio per questo temi come la sostenibilità e l’investimento sulle strutture sono prioritarie e chi non lo comprende è fuori dal tempo e dal calcio di oggi. Con il lavoro e la perseveranza dovuta, arriveranno anche tante soddisfazioni sportive».
Il nuovo stadio è atteso come minimo fra tre-quattro anni, cosa si deve aspettare il tifoso riminese in questo periodo?
«La dichiarazione di pubblico interesse da parte del Consiglio Comunale della scorsa settimana rappresenta un passo molto importante. I prossimi mesi saranno dedicati alla definizione di molti dettagli e alla pianificazione del progetto. Sarà un processo complesso che richiederà molta competenza di gruppi interdisciplinari. Da presidente del Rimini Fc sono molto fiduciosa che il 2025 sarà l’anno decisivo. L’iter amministrativo è ben definito e l’amministrazione comunale ha dimostrato la chiara intenzione di sostenere questa opera storica per Rimini. Personalmente posso confermare che da parte nostra faremo tutto il possibile per arrivare alla realizzazione del nuovo stadio».
Passiamo al campionato, Campobasso, la città dove in fondo nasce il progetto Responsible e dove ha origine la proprietà, diventa sempre un crocevia, l’anno scorso con il viaggio catartico, quest’anno con una sfida che pesa parecchio, che effetto le fa?
«L’anno scorso abbiamo portato la squadra a Campobasso al Responsible Research Hospital dopo la brutta sconfitta di Pontedera. L’intento di quel viaggio era far toccare con mano l’importanza del lavoro d’equipe svolto da un gruppo di centinaia di collaboratori che dedica la propria professionalità a salvare vite umane 365 giorni l’anno. Dopo quella esperienza la squadra tornò a Rimini ricompattata e raccolse ben 12 risultati utili consecutivi. La sfida di domenica sarà importante per mantenere il contatto con il gruppo di squadre in zona play-off. Personalmente spero di vedere una bella prestazione del Rimini e di poter portare a casa il bottino pieno. Con oltre 600 collaboratori, Responsible è uno dei più grandi datori di lavoro della regione. È indubbio che la partita sarà seguita con molto interesse e particolare emozione».
Quest’estate avete annunciato una partnership sanitaria con il Campobasso, come sta andando?
«La collaborazione con il Campobasso Calcio è ripresa in questa stagione grazie alla nuova proprietà che li ha riportati in Lega Pro dopo il fallimento di un paio di anni fa. Il club è molto seguito ed è sostenuto da praticamente tutta la regione. Responsible rappresenta un’eccellenza della sanità in Molise e tutto il centro-sud. La nostra competenza negli ambiti delle scienze cardiovascolari, diagnostiche, riabilitative e della prevenzione è molto rilevante nello sport e le collaborazioni con società sportive sono parte integrante del modello aziendale. Oltre al calcio, siamo anche partner della Magnolia Basket Campobasso che milita nella massima serie femminile. Nonostante ciò, ovviamente domenica sarò sugli spalti per tifare i biancorossi».
Vanno aggiornati gli obiettivi del Rimini, oppure sono sempre quelli di migliorare piazzamento e risultato finale dell’anno scorso?
«Il campionato è molto equilibrato, competitivo e fare previsioni è impossibile. L’obiettivo è di far bene vincendo il più possibile. Questa prima parte di stagione ha mostrato che abbiamo il potenziale per giocarcela con tutte. Vedo un margine di crescita importante e punteremo a sviluppare ancor meglio i nostri punti di forza. Se a gennaio si presenteranno opportunità di innesti sensati per rafforzare il gruppo, non ci tireremo indietro. Oltre alla posizione in classifica, da prima tifosa, mi auguro di vedere tante belle vittorie al Romeo Neri».
Per finire, la vediamo sempre allo stadio, ma sappiamo che la sua famiglia vive a Zurigo: può raccontare una vigilia classica della partita, tipo partenza con che mezzo, quante ore impiegate, dove risiedete a Rimini (casa, hotel)?
«Provo ad essere presente il più possibile e lo faccio con piacere. Chi mi conosce e mi incontra allo stadio sa che vivo le partite da vera tifosa passando più tempo a scalpitare in piedi che seduta in tribuna. La mia pianificazione logistica dei viaggi è abbastanza complessa. Far combaciare la vita privata a Zurigo, gli impegni aziendali in Italia e le partite a Rimini o in trasferta è veramente impegnativo per me e per tutta la famiglia. Di fatto, vivendo a Zurigo, è come se fossero 38 trasferte. Quando parto da Zurigo, vengo a Rimini in aereo, atterrando a Bologna o utilizzo l’auto se i voli non combaciano. Se sono in Molise o a Roma, viaggio in auto. Dopo le partite serali, spesso pernotto in hotel e riparto la mattina seguente. Per la partita contro la Torres di qualche domenica fa, come tanti tifosi fanno per le trasferte, siamo partiti in auto da Zurigo alle 5 di mattina per essere di ritorno a mezzanotte in Svizzera. Da quando ho assunto la responsabilità da presidente del Rimini Fc sono riuscita ad essere presente a tutte le partite casalinghe e a quasi tutte le trasferte. I tanti viaggi sono impegnativi ma voglio esserci: non concepisco altro modo di essere al comando della società».
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