Domenica il Rimini in casa dell’Arezzo di Troise, il napoletano con aplomb inglese che non è riuscito a scaldare il popolo del Romeo Neri
Tra Napoli e Gragnano ci sono solo 33 chilometri, eppure tra il napoletano Emanuele Troise e il gragnanese Antonio Buscè la distanza, caratteriale e tecnico-tattica, appare più ampia. Domani il Rimini ritroverà Troise, tecnico che in Romagna ha fatto bene pur senza scatenare il delirio dei tifosi.
Derby campano
Pacato e fin troppo lucido nelle sue analisi Troise, con un aplomb più inglese che napoletano. Intenso e irruento Buscè, uno che se potesse scendere in campo giocherebbe in ogni ruolo. Tra questi due tecnici, così vicini e così distanti, andrà in scena un interessante derby della Campania Felix.
Il Troise riminese
Emanuele Troise arrivò a Rimini un anno fa esatto (era l’11 ottobre), in pieno marasma, dopo una pesante sconfitta interna contro la Recanatese (2-3), che fece sprofondare i biancorossi all’ultimo posto e fece saltare Raimondi. L’allenatore campano, che ebbe subito in dono un portiere fuori categoria Colombi, promise subito tanto lavoro e tanta applicazione e dopo un debutto da dimenticare a Pontedera, arrivò la tanto attesa riscossa. La strepitosa striscia positiva di 12 risultati si concluse il 16 dicembre a Chiavari, quando l’Entella si impose 2-0. In mezzo tante soddisfazioni, tra campionato e Coppa. Merito di chi? Merito condiviso tra allenatore, staff e società, una cooperativa della resurrezione che rimise in piedi una situazione sull’orlo del baratro. Merito dell’applicazione al lavoro “matto e disperatissimo”, per usare le parole di Leopardi, di un tecnico come Troise che ha il merito di parlare poco e impegnarsi tantissimo, a volte facendo le ore piccole per limare ogni sfumatura. Merito di chi in società decise di accantonare (momentaneamente) il minutaggio, di prendere un portiere vero e di compattare la squadra con un ritiro “spirituale” nella città madre di Campobasso.
Da Chiavari in poi il Rimini è sempre rimasto nella parte eccellente della classifica, pur non brillando mai per continuità, alternando buone cose ad altre molto meno buone, ma impreziosendo il suo cammino con la semifinale in Coppa Italia persa a Catania. Troise peccava a volte per un turnover incomprensibile e per il rapporto non idilliaco, anche se formalmente corretto, con alcuni giocatori come Delcarro e Cernigoi. I tifosi dopo l’impennata dei 12 risultati consecutivi pensarono forse di avere per le mani una fuoriserie, invece il Rimini di Troise era una buona squadra, con individualità importanti come Colombi, Morra, Lamesta, Pietrangeli. Da questo un rapporto spesso conflittuale con i tifosi, che hanno rivalutato Troise quando era ormai troppo tardi.
I play-off, l’amaro addio e l’Arezzo
Il Rimini di Troise arrivò comunque ai play-off, vinse a Gubbio, sfiorò l’impresa a Perugia e uscì senza subire gol. Pochi giorni e uscì di scena anche l’ex giocatore del Napoli, salutato dalla società prima della festa di fine stagione, a cui neppure partecipò ma nella quale era già proiettata l’immagine del nuovo tecnico Antonio Buscè. Troise se n’è andato ad Arezzo, dove gli è stata costruita una squadra solida e tosta. Che ora è quinta con 15 punti frutto di 5 vittore e 3 sconfitte. Quattro punti in più del Rimini, che ritroverà domani. Con quel sorriso timido e solo abbozzato che mostrava anche nei giorni migliori.