Calcio C Coppa Italia, il Rimini a Catania senza paura per prendersi una finale storica

Il Rimini cerca l’impresa, la finale di Coppa Italia di serie C, nella bolgia di uno stadio “Angelo Massimino” tutto esaurito (ore 20.30). I biancorossi ripartono dall’1-0 dell’andata, “poca roba”, come l’ha definita ieri Emanuele Troise in sede di presentazione, per stare tranquilli. Quindi servirà la solidità delle ultime partite ai biancorossi, ma anche una certa sfrontatezza, quasi leggerezza, per non incartarsi da soli in una partita già complicata alla vigilia: «Sono partite che si preparano da sole, da giocare con piacere, con quella mentalità di un evento bello, con una posta in palio storica. Sappiamo l’importanza della sfida, così come siamo consapevoli – ha spiegato il tecnico biancorosso - di andare in uno stadio importante, con tanti tifosi, e contro una squadra di livello notevole, al di là di quelle che possono essere le loro difficoltà in questa fase. Però analizzando il Catania ti rendi conto che ha un organico completo in termini di individualità di reparti, con tante soluzioni. E questo aumenta la difficoltà della gara, ma allo stesso tempo c’è lo stimolo di andare a sfidare a casa sua una vera corazzata con le nostre certezze, con le nostre potenzialità, con la nostra autostima, che coltiviamo settimana dopo settimana e partita dopo partita».

Il successo dell’andata è un buon viatico, ma nulla più: «A fronte di quello che è il potenziale di questo organico – ha detto Troise parlando del Catania - considerando i risultati e considerando i numeri, qualche problema indubbiamente ce l’ha. Noi dobbiamo essere bravi a portarla dalla nostra parte, al di là del gol di vantaggio, che è poca cosa perché la partita è lunga. Sappiamo che partiranno molto forte, quindi non dobbiamo entrare in campo con quel condizionamento. Ma è altrettanto vero che siamo una squadra in questo periodo riesce anche a concedere poco, perché abbiamo fatto tante partite con una buona solidità e un grande equilibrio, e allo stesso tempo con quella leggerezza mentale e quel piacere di andare a giocare una sfida, anche per attaccare e usare le nostre caratteristiche per metterli in difficoltà».

Uno dei pochi che ha giocato davanti a tribune tanto affollate (la capienza del Massimino è di 23.000 posti) è proprio Troise nel Napoli. Il tecnico spiega: «Il messaggio che cercherò di far passare è che è un altro sport, in un certo senso, giocare una partita del genere davanti a tanti spettatori perché il fattore psicologico cambia in un contesto in cui a stento riuscirai a sentire il compagno e l’allenatore, ma chiederò ai ragazzi di giocarla senza timore. Non c’è cosa più brutta del passare degli anni e ricordare partite che non hai affrontato con la giusta mentalità. Spesso si dice che bisogna isolarsi, io dico il contrario. Anche se per la maggior parte saranno contro, questo deve essere un elemento di sfida, dando tutto il proprio valore sulle nostre competenze».

Sarà un Rimini con poche novità: «Sono passati solo tre giorni dall’ultimo match, non andrò a stravolgere tantissimo. In tre giorni non si può preparare una partita come quando hai a disposizione una settimana. Prevedere una partita un po’ più lunga per le staffette sì, rispetto ad Ancona ci sarà qualche situazione che andrò a gestire nei 90 minuti. Prevedo una prima gara, nella prima mezzora, con interpreti di personalità e di mentalità, per poi accompagnarla con giocatori che hanno giocato meno. Recuperiamo a pieno regime Cernigoi, penso a Delcarro, Leoncini, davanti Iacoponi che non ha giocato ad Ancona ci può dare una mano». Tra i pali confermerà Colombo, come nelle due ultime gare di coppa? «Anche questa scelta non è scontata».

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