Buscè: “Se gioca con umiltà, il mio Rimini può battere qualsiasi avversario”
Antonio Buscé, ben ritrovato e buon anno. «Grazie di cuore. Ne approfitto per estendere i miei auguri a tutti, specialmente a quelli che vogliono bene al Rimini. A ognuno di loro stringo virtualmente la mano e li ringrazio per il supporto che non ci fanno mai mancare».
Se le viene detto 26 maggio 2024, cosa le ricorda?
«Il giorno in cui ho detto di sì al Rimini. Otto mesi fa credevo fosse la scelta migliore per la mia crescita e per il mio percorso, personale e da allenatore. Oggi, quella scelta, la rifarei ancora una volta perché tutto ciò che mi ero immaginato si è poi concretizzato nel tempo. E per questo ringrazio Sanapo, Geria e Di Battista che sono stati i motivi di quel ‘sì’ arrivato così in poco tempo. Sapevo come lavoravano a livello giovanile, sapevo che parlavamo la stessa lingua e quindi ero conscio di affidarmi a persone serie e per bene».
Lo ha detto lei, sono passati otto mesi, un girone di ritorno più una partita. Qual è il suo bilancio attuale?
«Soddisfacente. Credo infatti che neppure il più ottimista dei tifosi potesse pensare di essere al settimo posto in classifica a questo punto della stagione con 29 punti e con una semifinale di Coppa Italia raggiunta con merito. Del resto io ero all’esordio come allenatore in un campionato difficile come è quello di serie C, il gruppo aveva cambiato tanti giocatori e anche lo staff era nuovo. Diciamo che poteva esserci qualche incognita. Invece fin dal primo giorno si è instaurato tra tutti, compresa la società che è sempre stata presente e non ci ha mai fatto mancare nulla, un clima di grande reciprocità. Tutti ci siamo messi a disposizione l’uno dell’altro e in questi otto mesi siamo cresciuti giorno dopo giorno e questa, sinceramente, è la cosa che mi riempie più d’orgoglio. Ho un gruppo di ragazzi splendidi, disponibili, che hanno voglia di sacrificarsi perché hanno capito che solo con il lavoro si cresce. Ragazzi che accettano le mie scelte senza fare polemiche e questo è un vanto per me e per tutto il Rimini calcio».
Avete i punti che vi meritate?
«Non voglio sembrare presuntuoso, ma a mio parere ce ne mancano almeno quattro o cinque. Penso alle due gare con il Carpi e anche alla partita con la Vis Pesaro: abbiamo costruito tanto, ma non siamo riusciti a concretizzare. Poco tempo fa ho sentito dire a Silvio Baldini, che come tutti sapete è il mio padre calcistico, che il Pescara ha vinto solo una partita fortunosamente, quella con il Rimini, questo mi riempie di soddisfazione».
A proposito di classifica, se la penalizzazione di due punti dovesse concretizzarsi, cosa significherebbe per voi?
«Il deferimento è stato un fulmine a ciel sereno, ma noi siamo assolutamente tranquilli. E non solo per il comunicato emesso dalla società, ma proprio perché conosciamo le persone che la compongono. Come ho detto prima, in questi mesi non ci hanno mai fatto mancare nulla, cercando di accondiscendere, nel limite del possibile, a tutte le nostre richieste. Questa è una società seria, solida, che ha idee molto chiare sul futuro del calcio a Rimini. E quindi noi non abbiamo paura di nulla».
Tornando ai giocatori, ce ne è uno che l’ha colpita per la sua crescita?
«L’elenco è lungo perché tutti noi, io compreso, da quel primo giorno in ritiro siamo cambiati, cresciuti. Megelaitis, Garetto, Gorelli, Langella, Falbo, Longobardi, Jallow o lo stesso Bellodi sono altri giocatori».
All’inizio della sua avventura è stato molto criticato da una parte di tifosi, a volte anche ingiustamente. Cosa ha pensato in quei momenti?
«Sono nel calcio da oltre 35 anni, ho calcato i campi della serie A e conosco perfettamente certe dinamiche. Le critiche fanno parte del gioco: vinci e sei un fenomeno, perdi e sei un brocco. Io rispetto tutte le opinioni perché ognuno può dire la sua, poi è logico che faccio le mie distinzioni. Chi non vive la squadra, il gruppo, non conosce tanti aspetti fondamentali per le scelte della partita. A criticare dopo sono bravi tutti. Poi è anche vero che se la critica è costruttiva, allora la prendo in esame e mi metto in discussione. E con me tutto lo staff perché noi lavoriamo ogni giorno per il bene del Rimini».
Cosa si aspetta da questo girone di ritorno?
«Grandi difficoltà. Il giro di boa è sempre un altro campionato. Le squadre cambiano, spesso si rinforzano, ti conoscono e quindi tutto diventa più difficile. Ci saranno partite sempre più sporche perché il tempo per recuperare sarà sempre di meno. Ma noi dobbiamo temere solo noi stessi. Come dico sempre ai ragazzi, se pensiamo di essere belli, alti e biondi rischiamo di fare brutte figure. Se, invece, giochiamo con umiltà, con determinazione, lottando su ogni palla, sacrificandoci per il compagno, allora possiamo battere chiunque».
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