Giovanni Ceccarelli: “Ho cambiato io il ruolo a Zaccagni, ma il talento è tutto suo”

Calcio

«Ho cambiato io il ruolo a Zaccagni ma il suo talento è un dono innato». C’è un pizzico di Bellaria Igea Marina sul tetto dell’Europa. Mattia Zaccagni, il campione di calcio che durante gli Europei in corso ha regalato all’Italia il passaggio agli ottavi di finale è cresciuto nella squadra oggi denominata Bellaria Igea Marina 1956. Quanto all’exploit del 29enne attaccante della Lazio è arrivato in corrispondenza dei 16 anni sotto la guida dell’allenatore Giovanni Ceccarelli e di Franco Varrella, all’epoca responsabile del settore giovanile. E proprio il 56enne Ceccarelli, che dopo il Bellaria ha allenato per 13 anni i ragazzi del Cesena, ricorda con affetto quello che era già «con estrema chiarezza» una futura stella. Era lui ad allenarlo in corrispondenza dell’approdo ai campionati professionistici, dalle giovanili alla prima squadra del Bellaria e poi, dopo qualche mese, nella primavera del Verona in serie C. «Era un ragazzo che credeva in un sogno, con tutte le sue forze», rimarca. Quanto al ruolo, entra in gioco la lungimiranza di Ceccarelli. «All’epoca Mattia era un trequartista (il giocatore che si dispone in campo tra la linea dei centrocampisti e quella degli attaccanti, ndr) e forse il ruolo gliel’ho cambiato io - si schermisce - perché vedevo altrove il suo futuro». Una scelta dettata dalle caratteristiche fisiche e tecniche dell’adolescente, oltre che legate al suo temperamento.

Stima alle stelle

Nella città di Panzini Ceccarelli ha giocato assieme al papà del campione di cui è amico di lunga data. Perciò si è confrontato sia con lui sia con Varrella, riguardo alla sua intuizione. «Cerco sempre di fare il bene dei ragazzi - dice - e tutti mi hanno risposto allo stesso modo: “Mister vai avanti: se lo vedi attaccante, è un attaccante”». Quanto alla bravura di Zaccagni, Ceccarelli sottolinea che «non esiste un allenatore che possa prendersene il merito: il talento è qualcosa di innato - nota - perché almeno in parte scorre nel Dna ed è con l’impegno che si migliora la scintilla iniziale». Di Mattia era lampante «la forte personalità e la capacità di spronare i compagni anche nelle sconfitte». Riti scaramantici cari all’astro nascente, invece, non gli risultano «forse perché - sorride (ndr) - qualunque atleta li tiene per sé». Poi il plauso finale: «Voglio esaltare la bravura e la determinazione di Mattia, qualità che in questi anni l’hanno portato a volare. I traguardi non arrivano per caso, te li devi meritare sul campo e il campo non mente».

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