Di Benedetto: “In tre anni l’Imolese tra i professionisti con i giovani”
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La vittoria con il Lentigione ha permesso all’Imolese di tirare il fiato dopo un paio di mesi senza vittorie. In attesa della gara di domenica sul campo del Tuttocuoio, una chiacchierata con il presidente dell’Imolese Sandro Di Benedetto per capire cosa sta accadendo lontano dal campo.
Presidente, come vanno le cose?
«Fortunatamente da un anno e mezzo i brutti tempi a livello societario sono passati. C’è regolarità societaria, l’ambiente è sano, è tutto in linea con i programmi».
E finalmente da qualche settimana c’è uno sponsor imolese sulla maglia...
«Abbiamo lavorato tanto per coinvolgere le realtà dell’imprenditoria locale per ribadire il senso di appartenenza: l’Imolese rappresenta la città di Imola e la sua gente. L’arrivo di un partner locale come sponsor è il primo tassello di questo processo».
Oltre allo sponsor imolese, non è che ci sono anche imolesi interessati ad entrare in società?
«Come il calcio insegna, purtroppo in questo mondo si ha spesso a che fare con gente che magari ha i soldi ma non risponde a quei criteri di moralità ed all’intento sociale che c’è dietro alla nostra gestione dell’Imolese. Nel mondo del calcio ci sono tanti millantatori ai quali non daremo certo udienza, siamo aperti a parlare fermo restando che l’Imolese è proprietà della città: a chi vorrà entrare non chiediamo tanto garanzie economiche quanto di moralità ed integrità perché questa è la nostra filosofia. Sono arrivato ad Imola ed in 2 anni siamo riusciti a cambiare tanto mettendoci, assieme a tutto lo staff dell’Imolese, professionalità e serietà per ripartire dopo tutto quello che era accaduto in precedenza».
Lei è da oltre un mese in Texas per lavoro. Pur seguendo le partite grazie alla rete, non riesce ad essere vicino all’Imolese: la domanda è sempre la stessa, chi glielo fa fare di sopportare questo sforzo economico?
«Io credo che l’Imolese sia la Ferrari di Imola: certo che costa anche mantenerla se resta in garage, ma dà comunque soddisfazioni come quella di essere per il terzo anno consecutivo al Viareggio o avere anche quest’anno la squadra in testa alla classifica dei giovani della D. Non c’è ritorno economico in categoria ma quello che si fa lo si fa per Imola ragionando su un progetto serio».
Un progetto che...?
«Che è all’insegna della valorizzazione del settore giovanile, costruito sulle macerie che c’erano quando questa proprietà è arrivata ad Imola. Un percorso che da qui a 3 anni possa considerare il ritorno nel calcio professionistico puntando sui giovani e sul territorio, un calcio diverso da quello che in tanti fanno e che pensiamo sia quello giusto per Imola, riavvicinando la città al calcio».
Un progetto che avrà sempre Savini come deus ex machina al Bacchilega?
«Ho un rapporto leale ed aperto sia con il tecnico D’Amore che con Savini. Siamo allineati e compatti sul percorso che sta seguendo l’Imolese: è chiaro che, come in tutti i matrimoni, quando ci si sposa si dice “sarà per sempre” poi non si sa mai. Per ora, però, non ci sono segnali che le cose come sono ora possano cambiare».
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