Schiavone “gioca” la gara del cuore: «Cesena e Bari, due squadre e due città speciali»

A volte, in un calcio schizofrenico che trasforma molti calciatori in palline di un flipper che rimbalzano da una sponda all’altra dell’Italia, possono bastare meno di 100 partite per sentirsi a casa. Andrea Schiavone ne ha giocate 69 con la maglia del Cesena e 29 con la maglia del Bari, ma in entrambe le città ha respirato l’aria “buona” della sua Torino, dove è cresciuto con la maglia della Juventus addosso prima di diventare grande altrove. «Cesena è diventata casa mia, perché ormai abito qua da alcuni anni, ma io mi sono sempre sentito a casa anche a Bari. Mi sono state sufficienti poche stagioni da calciatore, due in Romagna e una in Puglia, per rendermi conto che sono due posti speciali».

Schiavone, cosa hanno rappresentato il Cesena e il Bari nella sua carriera da calciatore?

«Nella mia carriera, quella del Cesena è stata la maglia che ho sentito più addosso. Dopo un anno di assestamento, nella seconda stagione ho avuto più responsabilità e sono cresciuto tanto come calciatore e come uomo. Purtroppo l’avventura si è interrotta sul più bello e mio malgrado, altrimenti sarebbe durata di più, di questo ne sono certo. Bari, invece, è stata la mia prima esperienza al sud, in un posto importante che si è ritrovato in Serie C dopo il fallimento. Penso di essere maturato tanto, ho capito realmente cosa significhi giocare per vincere tutte le partite. Fu un anno particolare, perché scoppiò il Covid all’improvviso e feci due mesi chiuso in casa da solo in città. Ricordo che ci avevano portato le cyclette in casa per farci allenare. Sono cose che ti segnano, ma io ho rafforzato rapporti speciali, perché la gente di Bari mi ha sempre fatto sentire l’affetto e non mi ha mai lasciato solo».

Cosa ha di speciale Cesena?

«La semplicità della città e delle persone. E il modo di vivere la vita. A Cesena si vive con un ritmo che può sembrare lento e che ti fa apprezzare le cose più semplici. A livello calcistico, invece, di speciale c’è naturalmente lo stadio. Solo chi ha la fortuna di giocare a Cesena può capire cosa significhi vivere la partita al Manuzzi, uno stadio in cui si respira un’atmosfera diversa e dove la partita è innanzitutto una festa. Il Manuzzi è speciale perché trovi intere famiglie, dal nipote al nonno, ma allo stesso tempo c’è sempre una bella bolgia, perché lo stadio è caldissimo».

A Bari ha giocato un solo campionato. Cosa ha di speciale la città pugliese?

«Il calcio a Bari è vissuto in modo forte, viscerale. C’è un attaccamento incredibile. Lo stadio, quando ho giocato da avversario, mi ha sempre messo in soggezione. Fuori dal campo, quando sei un calciatore del Bari, sei trattato in un modo unico dalla gente. Ho conosciuto persone di cuore, che ti darebbero tutto senza chiedere nulla in cambio. A Cesena e Bari ci sono due passioni diverse ma egualmente forti».

Domani Cesena e Bari si affrontano al Manuzzi: le due squadre hanno gli stessi punti. Secondo lei si assomigliano?

«Io noto diverse differenze, come l’esperienza. Il Bari ha tantissimi giocatori importanti ed esperti. Ha lasciato qualche punto per strada dopo un inizio difficile, ma perde pochissimo. Il Cesena, invece, è una matricola, ha mantenuto una buona ossatura e l’entusiasmo che si è portato dietro con la promozione dalla Serie C, ha dei giovani che stanno trascinando la squadra e si stanno imponendo anche in B. Le due squadre hanno gli stessi punti, ma li hanno ottenuti attraverso due percorsi diversi. La classifica del Cesena per me è straordinaria, anche se ha raccolto poco alla fine del 2024, mentre il Bari sta facendo il campionato importante che deve fare dopo l’ultima stagione, davvero negativa».

Cosa le piace di più del Cesena e cosa deve migliorare?

«L’atteggiamento in casa è sempre stato trascinante, anche il pubblico viene conquistato da questo furore e da questa voglia di fare sempre o quasi la partita. Il rallentamento è stato fisiologico, ma anche nelle due gare perse in casa il Cesena ha avuto occasioni e, soprattutto contro la Sampdoria, i giocatori sono stati arrembanti. La spensieratezza deve essere la benzina di questa squadra. Da migliorare c’è la gestione di alcuni momenti della gara: la B è un campionato dove non si può sempre fare la partita bella e pulita, ma a volte serve la faccia sporca. E questa faccia sporca è mancata all’inizio e a volte manca ancora».

E del Bari cosa pensa?

«Quando è in giornata, esprime un calcio piacevole. Si vede una squadra che ha le idee chiare. Poi anche il Bari ha avuto giornate meno felici e ha perso punti per strada in modo troppo banale».

Lei conosce bene anche Longo e soprattutto Mignani.

«Longo non l’ho mai avuto, ma l’ho incrociato tante volte a Torino, quando allenava le giovanili del Toro. Sa quello che vuole e ti fa entrare dentro i suoi concetti. Mignani è stato collaboratore tecnico di Beretta nel mio primo anno da professionista a Siena. In questi anni l’ho seguito sempre, è un altro allenatore che ha ben chiari i concetti, sa mettere bene in campo le sue squadre ed è un ottimo gestore del gruppo. E’ un allenatore che fa stare bene la squadra».

Domani che partita sarà?

«Mi aspetto una gara con tanti gol, poi magari finisce 0-0 (sorride, ndr). Le due squadre giocano a calcio e non si preoccupano di concedere qualcosa. Il Cesena tende a sbilanciarsi un po’ quando attacca perché ha tanti giocatori con spiccate caratteristiche offensive. Il Bari individualmente può fare male».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui