L’alchimista Mignani ha dato più equilibrio al Cesena

«Ma come è possibile che stia ancora 0-0?». Questo era il commento più gettonato domenica al Tombolato, durante l’intervallo di Cittadella-Cesena, in una tribuna laterale stracolma di tifosi bianconeri. A un certo punto, in effetti, sembrava di essere tornati indietro di un paio di mesi, quando il Cesena viaggiava sui campi di Sassuolo, Spezia e Palermo, cioè le prime tre squadre affrontate in trasferta e messe spesso all’angolo dagli uomini di Mignani, che producevano (e di conseguenza tiravano) tanto senza raccogliere nulla. Il copione di Cittadella è stato molto simile nel primo tempo, quando il Cavalluccio ha messo almeno quattro volte un uomo davanti a Kastrati, senza riuscire a sbloccare una partita interpretata alla perfezione. Al minuto 61 la musica è cambiata, perché il portiere del Citta è stato bucato dal tiro da fuori di Simone Bastoni, e per il Cesena la partita è diventata in discesa fino al trionfo finale.

I numeri

Dopo le ultime due trasferte non certo brillanti (Pisa e Salerno), la squadra di Mignani si è finalmente sbloccata lontano dal Manuzzi nella gara in cui è stata più continua nell’interpretazione delle due fasi, cioè tirando di più e subendo di meno. I numeri supportano questa chiave di lettura: il Cesena ammirato al Tombolato ha tirato 18 volte con addirittura 10 tiri indirizzati nello specchio della porta di Kastrati, ai quali si aggiungono 5 tiri fuori e 3 tiri respinti. Ribaltando il campo, il Cavalluccio ha incassato solo due (mezzi) tiri in porta di Amatucci al 19’ e di Pandolfi al 20’, a cui si aggiungono 3 tiri fuori e 3 tiri respinti. Tra questi c’è la preghiera di Tronchin dai 25 metri al 56’, che ha sbattuto su Prestia, appostato al limite dell’area, nell’unica volta in cui il Citta ha calciato nel secondo tempo. Insomma, la prova di forza è stata fragorosa, ma anche l’efficacia dei bianconeri ha pesato. Pur avendo sprecato tanto davanti a un Kastrati in vena di miracoli, il Cesena è entrato la metà delle volte del Cittadella nella trequarti difensiva dei granata (29 a 58), ma ha lasciato toccare agli avversari appena 10 palloni dentro l’area di Klinsmann. Tutto questo conferma che, da quando Mignani ha scelto il 3-5-2 con Berti equilibratore delle due fasi, il Cesena non concede praticamente più nulla perché è diventato più ordinato ed occupa di più e meglio gli spazi in fase di non possesso.

La chiave

La posizione del talento di Calisese è determinante per due motivi: permette a Calò di abbassarsi e di avere meno campo da coprire e “libera” un ottimo tiratore/incursore come Bastoni, ma allo stesso tempo consente al Cesena di non perdere la propria identità e la propria qualità più avanti, dove Berti arriva comunque con grande facilità avendo corsa e intelligenza calcistica nel proprio sterminato bagaglio. Mignani a Cittadella ha scelto Antonucci ed è stato premiato: uno splendido assist per Bastoni nel primo tempo e il rigore della staffa conquistato con una magia dall’ex di turno. Nessuno, al contrario, si è probabilmente accorto che il Cavalluccio ha conquistato la prima vittoria in trasferta nell’unica gara stagionale in cui Kargbo è rimasto in panchina per 90 minuti (aveva saltato Brescia e Salernitana per squalifica), a testimonianza che alle spalle di Shpendi, cioè l’unico giocatore insostituibile anche per le difficoltà di chi dovrebbe eventualmente farlo (Van Hooijdonk), ci sono quattro giocatori con caratteristiche diverse ma che a turno sanno sempre lasciare il segno.

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