Dopo due giornate nessuno come Kargbo in B per dribbling riusciti e tiri totali: «A Cesena sono rinato e ora sogno la Serie A. Ecco cosa cucinerà mia mamma per il mio prossimo gol in nazionale»

Dieci dribbling riusciti e nove tiri totali in 180 minuti. Nessuno, dopo le prime due giornate di campionato, ha raggiunto i numeri di Augustus Kargbo, al quale per ora è mancata solo la classica ciliegina sulla torta: il gol. Il centravanti della Sierra Leone lo ha sfiorato tre volte contro la Carrarese, senza mai centrare la porta di Bleve, e altrettante volte sabato sera a Reggio Emilia, quando ha sbattuto (nelle prime due occasioni) contro l’ottimo Satalino. In attesa di ricevere una nuova convocazione dalla sua nazionale, che nella pausa di settembre tornerà in campo per le qualificazioni Mondiali (dove Kargbo è andato a segno due volte nelle ultime due gare di giugno), l’attaccante del Cesena ha rilasciato all’ufficio stampa della Fifa un’interessante intervista in cui si parla della sua storia personale, della sua famiglia, della Sierra Leone e naturalmente della sua avventura in Romagna. Si comincia proprio dalla possibilità di andare per la prima volta al Mondiale: «L’Africa avrà nove posti (ben quattro in più rispetto al Qatar, ndr) e per noi sarebbe un sogno. Ci vogliamo provare, anche se non sarà facile contro Egitto e Burkina Faso. Ma quando ho iniziato il mio percorso, nel 2021, ci siamo qualificati alla Coppa d’Africa dopo ben 25 anni, quindi ora vogliamo stupire ancora».

Kargbo ha ribadito che il suo mito è l’ex interista Kallon, cioè «il giocatore più grande e più forte che abbiamo avuto». Parole al miele anche per Cesena e il Cesena dopo la meravigliosa cavalcata di un anno fa: «A Cesena sono rinato, ho trovato una famiglia, la serenità e ho iniziato di nuovo a divertirmi giocando a calcio. In Sierra Leone il calcio italiano è uno dei più seguiti e io sogno la Serie A, ma ora penso solo alla B e al nostro percorso».

Kargbo si è soffermato anche sul suo ruolo («il mio modo di essere leader è correre di più di tutti») e sul ruolo che ha il calcio soprattutto in Africa: «Nel nostro paese c’è gente che soffre e che non ha la possibilità di curarsi o di mangiare. Io voglio essere ricordato come un bravo calciatore ma anche come una brava persona».

Il finale è dedicato alla mamma: «A casa cucina per tante persone, fa sacrifici per aiutare il prossimo: quando io giocavo da piccolo in strada, i miei amici venivano sempre da me a mangiare. Ora, al prossimo gol in nazionale, mia mamma farà riso e fagioli per tutti».

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