Concreto e creativo: le mosse di Mignani per i cambi d’abito del Cesena

«Nel Cesena entrano il numero 14, Tommaso Berti, e il numero 23, Mirko Antonucci». Lo speaker dello stadio Zini di Cremona può rivendicare un primato: è stato il primo, nel girone di ritorno, ad aver annunciato due sostituzioni del Cesena durante l’intervallo. All’andata, invece, era stato “imitato” dal collega dello stadio Arechi. Lo scorso 29 ottobre, proprio contro la Salernitana in arrivo domani al Manuzzi, Michele Mignani aveva ordinato per la prima volta due cambi durante la pausa: quel giorno furono Ceesay e Francesconi a restare negli spogliatoi per fare posto ad Adamo e Antonucci. Ma se nella bolgia dell’Arechi, dopo l’espulsione di Fiorillo, la doppia sostituzione di Mignani era legata esclusivamente al turbolento contesto e di conseguenza alla situazione “disciplinare” del Cavalluccio, con l’ineffabile Scatena che aveva colpito il gambiano e il mediano faentino (oltre a Bastoni, sacrificato poco dopo), sabato scorso a Cremona il doppio cambio è stato per la prima volta di natura tattica.
La chiave del successo
Il passaggio dall’ormai classico 3-5-2 a un 4-3-2-1 “ibrido”, che si trasformava in un 4-4-1-1 in fase di non possesso, è stato determinante per due motivi: la difesa a quattro, con Berti e Saric (poi Bastoni) che scivolavano sulle corsie ad aiutare i due terzini Ciofi e Celia, ha limitato le scorribande della Cremo sulle fasce, mentre la posizione “variabile” del talento di Calisese, che “ballava” tra il centrocampo e la trequarti, ha permesso al Cesena di diventare spesso pericoloso al momento della riconquista del pallone. Il piano ordinato da Mignani è stato praticamente perfetto, proprio come lo era stato sei giorni prima contro il Pisa, quando l’allenatore del Cavalluccio aveva gestito benissimo il volante in seguito all’espulsione di Donnarumma, riequilibrando prima la fascia mancina con Celia per Berti e il passaggio al 3-4-2, e poi passando al 4-3-2 con il sacrificio di Piacentini e Saric e l’inserimento di due mezzali di qualità come Antonucci e Bastoni (con Adamo arretrato nel ruolo di terzino). Proprio contro i toscani, Mignani aveva cambiato per la prima volta nel girone di ritorno al riposo, Russo per Shpendi.
Ritocchi
Nel girone d’andata Mignani aveva fatto sei cambi al riposo, compresi i due già citati di Salerno, ma in tutti i casi i motivi non erano tattici ma sempre legati ad un’ammonizione: contro Carrarese e Palermo era uscito Curto per Ciofi, a Pisa era stato sacrificato Celia per Donnarumma mentre a Frosinone era stato Ciofi a lasciare il campo per Curto. Di conseguenza, prima di sabato scorso non era mai capitato che Mignani rivoltasse la propria squadra come un calzino e cambiasse completamente spartito durante l’intervallo. Il primo cambio tattico della stagione, invece, compie proprio questa settimana... un girone. All’andata, dopo la disfatta di Pisa, Mignani abbandonò il 3-4-2-1 per passare al 3-5-1-1 nella sfida casalinga contro la Sampdoria, con Berti trequartista alle spalle di Shpendi e l’ingresso di Francesconi al fianco di Calò e Bastoni a centrocampo. Da quel giorno il tecnico di Genova non ha più cambiato, mentre nel ritorno, con l’arrivo di La Gumina e di Russo, si è già affidato tre volte al classico 3-5-2 con due punte pure: Shpendi-La Gumina a Catanzaro e in casa con il Pisa e La Gumina-Russo a Cremona. Quanto alla difesa a quattro, si era già vista al Ceravolo, quando al 54’ entrò Francesconi per Pieraccini, e anche in alcuni scampoli contro la stessa Cremonese al Manuzzi o a Castellammare di Stabia, quando il sacrificato fu capitan Prestia. In quei casi era una soluzione estemporanea e di emergenza, allo Zini no. E’ stata la soluzione che ha cambiato la partita del Cavalluccio. E che potrebbe rivedersi già domani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA