Cesena e la pazienza di Francesconi: “Mi serviva tempo per adattarmi alla B”

Così nelle prime 10 giornate del girone d’andata: una presenza da titolare, nessuna gara intera, appena 141 minuti in campo. Così nelle prime 10 giornate del girone di ritorno: 6 presenze da titolare, 3 gare intere, ben 494 minuti in campo. Dopo aver ascoltato in religioso silenzio questi numeri, che certificano un poderoso cambio di passo, Matteo Francesconi spalanca gli occhi e sorride. Sa perfettamente che oggi il vento è cambiato e che negli ingranaggi del Cesena adesso c’è spazio anche per lui.

Francesconi, al netto delle statistiche, cosa è cambiato tra andata e ritorno?

«Avevo solo bisogno di un po’ di tempo in più per adattarmi al gruppo, alla categoria e alle nuove richieste dell’allenatore. Ad agosto, dopo il ritiro e la Coppa, sono partito sulla base di un anno fa per poi aggiungere un mattone alla volta, passo dopo passo. La svolta è stata mentale, non fisica o tecnica. Mi sono costruito questo percorso, ho approfittato di qualche infortunio o di qualche squalifica e ora finalmente mi sento a mio agio anche in B».

Dopo le tante panchine tra fine settembre e inizio ottobre, ma anche dopo le tre panchine di fila tra fine novembre e inizio dicembre, ha mai pensato di non poterci stare in B?

«Sì, qualche volta ci ho pensato. Quando giochi poco e fai tante panchine è fisiologico farsi qualche domanda e chiedersi: “Ma siamo sicuri che anche io possa stare dentro a questo gruppo?”. Ho ascoltato tanti consigli, a cominciare da quelli di mio papà, che mi ha sempre e solo detto: “Matteo, non avere fretta”. Nell’estate 2023 ci aveva preso e direi che ho fatto bene ad ascoltarlo anche stavolta».

Berti e Shpendi hanno avuto un impatto folgorante con la B, lei ha avuto bisogno di più tempo. Era preoccupato di non farcela?

«Agli occhi della gente, il paragone era quasi automatico e sentivo che in molti si chiedevano come fosse possibile che Tommaso e Cristian ce l’avessero fatta subito e io no. Loro si sono adattati velocemente, al di sopra di ogni previsione, ma per me non è stato un problema, casomai uno stimolo. Più che preoccuparmi, mi chiedevo cosa mancasse a me. La risposta era innanzitutto una: il tempo. Appena l’ho avuto, le cose sono cambiate».

Un anno fa lei disse che, a livello personale, la partita della svolta fu quella in casa contro l’Ancona. Stavolta qual è stata?

«Quella contro il Cosenza, la mia terza da titolare in campionato. Avevo già giocato dal primo minuto contro Sampdoria e Salernitana, ma non mi sentivo soddisfatto. Con il Cosenza, invece, sono uscito dal campo molto contento. Mi sentivo più pronto e più libero di testa, al pari degli altri».

Qual è la difficoltà più grande in Serie B?

«Partiamo dal motore. In C c’era al massimo una squadra che riusciva a metterci in difficoltà, quest’anno a livello fisico la concorrenza è folta, perché tutti vanno fortissimo. In B i calciatori sono più veloci di gambe e di testa, sono più intelligenti e ti sanno mettere sempre in difficoltà. E poi c’è l’esperienza».

In che senso?

«Se noi giovani, che conosciamo meno il campionato, sbagliamo qualcosa, troviamo subito qualcuno pronto ad approfittarne. Il margine di errore è praticamente inesistente rispetto alla Serie C, dove potevi permetterti di sbagliare».

Quindi non è tanto sul piano del gioco ma dell’intensità che le cose sono cambiate rispetto alla scorsa stagione.

«Esatto. Escludendo il Sassuolo, davanti ci sono squadre come Pisa e Spezia, che non fanno possesso palla o bel calcio, ma che vincono innanzitutto grazie a ritmo e fisicità. Poi ci sono i giocatori che risolvono le partite, ci mancherebbe. Ma anche chi è in alto è più pratico che bello».

Tra i tanti centrocampisti/trequartisti che ha affrontato, da chi è rimasto più impressionato?

«A livello tecnico scelgo Vazquez (ieri squalificato per 10 giornate per un insulto di discriminazione razziale nei confronti di Dorval del Bari, ndr). E’ impressionante: quando ha la palla non la guarda mai, eppure non riesci mica a rubargliela. Poi ci sarebbe la sfida di Coppa con l’Atalanta, ma quello era un altro mondo: Samardzic ha la palla incollata al piede».

Sabato a Brescia, ma anche un mese fa a Reggio Emilia, lei ha giocato anche da play davanti alla difesa al posto di Calò. Come si è trovato in quella posizione?

«Il ruolo che sento più mio è quello di mezzala, ma nelle settimane senza Calò (squalificato, ndr) mi sono allenato da mediano basso con Mendicino e devo dire che con la Reggiana è andata bene. Per me è un ruolo molto diverso. Io ho meno palleggio, non posso toccare duemila palloni, quindi mi dovevo abituare soprattutto in fase di possesso, mentre in fase di non possesso è tutto più facile. Mi sento leggermente più sacrificato a livello offensivo, ma devo dire che mi sono divertito e che ha funzionato, sia a Reggio che a Brescia. Penso di essere un ragazzo umile e in entrambi i casi ho pensato solo a una cosa: sbagliare poco».

Un paio di settimane fa ha prolungato il contratto fino al 30 giugno 2028. Se lo aspettava?

«Dalla società c’è sempre stata massima fiducia nei miei confronti e verso tutti i giovani. Mi hanno sempre lasciato lavorare con serenità e di questo sono felice».

Un anno e mezzo fa lei aveva la valigia in mano per scendere in D, oggi è titolare in B. Ogni tanto ci pensa?

«Sì, ci penso. Il merito è sempre stato di mio papà, che mi ha sempre dato i consigli giusti. Dopo il fallimento nel 2018 avevo voglia di tornare a Imola, perché l’Imolese era in Serie C. Lui mi ha detto: “Matteo, resta a Cesena, loro credono nei giovani e una chance arriverà”. Due estati fa mi ha ripetuto le stesse cose. Lui è sempre stato sereno e razionale e di questo posso ritenermi soddisfatto. Perché spesso i genitori sono più irrazionali e più istintivi dei figli».

Dove sogna di arrivare?

«Sarò sempre sereno quando riuscirò a migliorare giorno dopo giorno. Quando non riuscirò più ad alzare l’asticella, dovrò cominciare a preoccuparmi».

Sabato arriva lo Spezia, gasatissimo dopo la vittoria contro il Pisa. Ripensa mai alla gara di andata?

«In questo momento è l’avversario peggiore. Prima non ho citato Salvatore Esposito solo perché all’andata io giocai 10 minuti, ma l’ho visto tante volte ed è davvero fortissimo. Dopo aver vinto con il Pisa, saranno assatanati. Ma noi vogliamo cancellare la partita dell’andata, la più indigesta del campionato».

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