Illusione e delusione sono due parole che nel mese di agosto viaggiano spesso sullo stesso binario e che condizionano inevitabilmente (in positivo o in negativo) l’avvicinamento alle partite vere. Il figurone e lo 0-0 che il Cesena di Modesto strappò tre anni fa contro il Milan fu la classica ciliegina sulla torta di un’estate fenomenale e zeppa di illusioni, prontamente cancellata dalle prime due giornate di campionato nelle quali il Cavalluccio prese 6 gol e rimediò due sconfitte brucianti. Appunto: prima l’illusione e poi la delusione nel giro di qualche settimana. Anche quest’estate il Cesena ha ricominciato più o meno da zero come tre anni fa e ad agosto si è regalato lo scalpo di una squadra che molto presto punterà a vincere la B. Ma saggiamente Mimmo Toscano ha subito scansato i complimenti e toccato i tasti gusti: «Non conosco il calcio d’agosto e per me non esiste». Giusto. Però esistono anche alcuni aspetti interessanti che il suo Cesena ha messo in mostra durante il pomeriggio in Laguna.
Aggressività
Pur rivoluzionato in estate con una dozzina di volti nuovi e con la partenza dell’80 per cento della rosa 2021-2022, il Cavalluccio sta già trovando un’identità e si sta già caratterizzando per qualcosa: l’atteggiamento diverso. Chi ha seguito il primo tempo di Venezia-Cesena probabilmente dopo mezz’ora ha esclamato: «Rispetto all’anno scorso si vedono già molte differenze». Costruzione dal basso ridotta all’osso (Minelli ha toccato la palla con i piedi un paio di volte), aggressione costante e riconquista della palla nella metà campo avversaria, esterni di centrocampo che si alzano o si abbassano a seconda delle esigenze e delle situazioni dentro la partita, la presenza di un trequartista dinamico e due attaccanti vicini e interscambiabili. Ecco le prime novità rimbalzate da Sant’Elena. È stata proprio la feroce aggressione ai centrocampisti del Venezia a colpire, con i due mediani bianconeri (il nuovo capitano Bianchi e il debuttante Francesconi) a farsi preferire nel lavoro di riconquista alta del pallone, mentre in fase di possesso hanno brillato meno. La nuova difesa a tre ha abbassato il muro concedendo poco a ottimi attaccanti come quelli del Venezia, ma in fondo anche un anno fa la fase difensiva (seppur diversa) funzionava.
Protagonisti
Cristian e Stiven Shpendi sono piaciuti davvero tanto, al cospetto di due panzer come Svoboda e Ceccaroni, che un anno fa in A si alternavano con Caldara al centro della difesa. L’intesa è naturalmente perfetta, ma a colpire è stata la mentalità con la quale sono scesi in campo. Hanno attaccato, dialogato, calciato, propiziato il gol e sfiorato una volta a testa anche il 2-0. Non è affatto dispiaciuto neppure il terzo Primavera schierato alla palla al centro, il centrocampista Francesconi, mentre va rivisto Berti, proprio nel ruolo di trequartista, che potrebbe essergli più congeniale rispetto a una collocazione in mediana che richiederebbe maggiore impatto fisico. Molto buono il debutto di Lewis, attento in uscita e nell’unica parata effettuata, così come l’impatto di Saber, del quale si conoscono meglio i tanti pregi.
Incognite
L’aver cominciato con i due gemelli dal primo minuto la dice lunga sulle ristrettezze della rosa in attacco. Con Corazza ai box e Caturano ai saluti, Toscano è stato obbligato ad arrangiarsi. Due punte arriveranno, ma intanto il tempo per completare il rodaggio comincia a passare. Aspettando i nuovi rinforzi, il vero inconveniente riguarda l’infermeria: Albertini ha saltato la prima parte del ritiro, Brambilla (caviglia, rientro vicino) e Bumbu (fastidio al ginocchio) sono ancora fuori, Corazza si è fermato per un risentimento muscolare (possibile rientro in gruppo da lunedì), mentre a Venezia sono usciti anzitempo Kontek e Prestia per un affaticamento e una contusione che non preoccupano. Considerata la relativa profondità della rosa, nella marcia di avvicinamento al campionato è questo al momento il primo ostacolo.