Calcio C, Lewis sui soci fondatori del Cesena: «Nessun conflitto, ma modi differenti di affrontare le situazioni»
Il co-presidente del Cesena, Robert Lewis, ha concesso una lunga intervista in esclusiva al Corriere Romagna. Tra gli argomenti toccati, grande spazio è stato dedicato ai rapporti con i soci fondatori della Holding Cfc (che detiene il 40 per cento), alla convivenza tra le due "anime" del club e alla questione legata al centro sportivo di Martorano.
Al momento l’unico capitale del Cesena sono le gambe dei calciatori: quali sono le vostre idee per patrimonializzare il club?
«Diciamo che abbiamo un paio di progetti importanti, legati soprattutto al settore giovanile. In questo momento noi siamo in affitto a Martorano, poi in quale direzione riusciremo ad andare non dipende solo da noi ma anche dagli altri. Le strade comunque sono due: continuare a collaborare o pensare di costruire un centro sportivo nostro. Per quanto riguarda la parte economica, i soldi sono già a disposizione (e qui Lewis fa una lunga pausa per dare maggiore peso all’ultima frase, ndr). La nostra prima scelta sarebbe quella di collaborare con i proprietari di Martorano e, se possibile, migliorare ulteriormente il centro sportivo esistente. Per essere chiari: noi vorremmo costruire un convitto nel quale ospitare i ragazzi, creare un meccanismo che permetta loro di continuare con gli studi, poi vorremmo la possibilità di fare nuovi campi in erba».
Ma visto che i proprietari del centro sportivo sono quasi tutti all’interno della Holding Cfc, avete già avviato una trattativa?
«Se loro fossero disposti a cederlo, lo acquisteremmo al 100 per cento. Subito. Però non credo che il centro sportivo sia in vendita: questo è il problema. In ogni caso, sapendo che l’Accademia aveva già sondato il campo per trattare i terreni limitrofi (quelli del Vivaio Battistini, ndr) con i proprietari, noi abbiamo già manifestato l’interesse per allargarci. Resta chiaro il fatto che se noi mettiamo i soldi per ampliare il centro sportivo creando nuove strutture, dobbiamo poi avere la possibilità di entrare all’interno della proprietà. Tutti questi discorsi sono però rimandati a fine stagione: dipenderà dalla collaborazione che riusciremo ad avere con i soci fondatori del club e anche da ciò che vorranno fare i proprietari dei terreni limitrofi al centro sportivo».
Restiamo in tema di collaborazione tra le due anime: quella americana e quella romagnola. Ci sono state quattro dimissioni da quando siete arrivati: come è il rapporto tra voi e i soci fondatori?
«Abbiamo modi differenti di affrontare le situazioni. Tra di noi non ci sono discussioni conflittuali, ma solo discussioni che derivano da vedute culturali differenti: però è normale quando si fa business avere idee differenti. Per quanto riguarda le dimissioni, le prime due (non fa i nomi di Manuzzi e Martini, ndr) sono arrivate prima del previsto, perché magari si poteva continuare a collaborare con loro fino al termine della stagione. Per quanto riguarda le dimissioni dei consiglieri, è stata una scelta della Holding e quindi bisogna che la domanda venga girata a loro. Noi andavamo molto d’accordo con Lelli e Padovani, sia all’interno del cda che fuori, e non ci aspettavamo le loro dimissioni».
Provando a sintetizzare: ci sarà una sorta di resa dei conti già in estate, magari attraverso un aumento di capitale, o andrete avanti insieme?
«Per quanto mi riguarda, è tutto chiaro: noi abbiamo già pattuito insieme alla Holding la gestione comune della società per le prossime due stagioni. Come ogni socio (da una parte la Jrl per il 60% e dall’altra la Holding per il 40%, ndr) verserà i soldi nelle casse del club è già stabilito. Se saranno rispettati i patti, si resterà ancora 60 per cento e 40 per cento. Poi però è vero che ci sono meccanismi che permettono a un socio di poter uscire o vendere».