Calcio C, l’erba del vivaio Cesena è tornata ad essere la più verde e la più bella

La cartolina più bella di Cesena-Lucchese resterà una: l’urlo “tardelliano” di Simone Pieraccini, che segna il suo primo gol tra i professionisti prima di essere scortato sotto la curva da Matteo Francesconi e abbracciato in rapida sequenza da Alessandro Giovannini e Tommaso Berti. Tutti insieme appassionatamente, mentre da lontano arrivava anche Cristian Shpendi, ultimo rappresentante di un quintetto “made in Cesena” che ha fatto impazzire il Manuzzi. Per la prima volta in questa stagione, domenica Toscano ha rovesciato in campo ben cinque ragazzi cresciuti in casa, prodotti di un settore giovanile che da un paio di anni è tornato il serbatoio dei tempi migliori. A differenza di altre volte, quando l’allenatore del Cesena aveva concesso qualche passerella a risultato acquisito, contro la Lucchese i cinque baby hanno giocato insieme sullo 0-0 e nella fase più calda di una partita tanto importante quanto difficile, entrando prepotentemente nelle azioni clou e soprattutto nel tabellino con il primo gol di “Piera” e la seconda doppietta di Shpendi.
Alto minutaggio
Dopo 20 anni, il Cesena ha inserito in rosa ben sei calciatori cresciuti in casa (il sesto è Antonio David, che si era ritagliato un ruolo da protagonista in ottobre) e ha ripristinato una tradizione che ha sempre scandito le vittorie più belle del Cavalluccio. Ma inserire i baby in prima squadra è una cosa, mandarli costantemente in campo un’altra. E qui arrivano i meriti di Toscano, che non ha obblighi societari, ma che semplicemente si fida dopo averli studiati e apprezzati dal ritiro di Acquapartita in poi. Quest’anno i giovani del Cesena non sono il fiocco ornamentale con cui farsi belli, ma un vero e proprio fattore, al pari di colonne d’acciaio come Prestia, Silvestri e De Rose, tanto per fare i nomi di tre titolarissimi, o di uomini-chiave come Adamo e Donnarumma, che hanno trasformato il fatturato del Cavalluccio sugli esterni. Quest’anno i giovani del Cesena giocano tanto e soprattutto giocano sempre, come dimostrato dai numeri. Partendo dal minutaggio: dopo 14 giornate, il più utilizzato è stato Francesconi, la sorpresa più piacevole di questa stagione, che ha totalizzato 669 minuti, davanti a Shpendi con a 606 e a Berti, che completa il podio con 584 minuti. A seguire Pieraccini (315), David (253) e Giovannini (82). Contando le presenze, è Tommaso Berti a guidare con 13 su 14 (solo a Gubbio non ha giocato), contro i 12 gettoni di Francesconi e i 10 di Shpendi, che ha pagato le convocazioni in Nazionale nelle finestre Fifa. A seguire ci sono David e Giovannini (5) e Pieraccini (4), in poderosa risalita dopo l’infortunio a Ciofi.
Le differenze
Tanto per azzardare un paragone, un anno fa di questi tempi stava iniziando a esplodere Stiven Shpendi, ma l’utilizzo dei giovani (meno numerosi di oggi) era ben diverso. Allo stesso punto del campionato, cioè dopo 14 giornate, il gemello ora all’Empoli comandava la classifica dei minuti (444) e delle presenze (8), staccando i lontanissimi Cristian (123 minuti e 4 presenze) e Francesconi (17 minuti in 2 gare). Clamoroso è il divario complessivo. Nella stagione in corso, dopo 14 partite, i baby cresciuti nel vivaio hanno totalizzato 49 presenze spalmate su 6 giocatori, mentre un anno fa erano 14 presenze con la metà dei giocatori (3). Spaventoso anche il confronto tra minutaggio e fatturato: nella scorsa stagione i giovani cresciuti in casa avevano disputato 584 minuti e realizzato 2 gol (entrambi di Stiven), mentre oggi i minuti sono 2.509 e i gol 9 (7 Cristian, uno a testa per Pieraccini e Berti), ai quali vanno aggiunti 8 assist. Può bastare?