Bombardato da 90 minuti di sole sempre acceso, che nemmeno ad Acquapartita ha concesso sconti, Domenico Toscano può sorridere dopo la prima settimana di lavoro che si è conclusa con la prevedibile mattanza contro l’Alto Savio. Naturalmente non è il test e non sono nemmeno i gol a grappoli ad interessare l’allenatore del Cesena: «Stiamo lavorando tanto e stiamo lavorando anche bene – comincia Toscano – ma c’è ancora tantissimo da fare, perché la palla non gira veloce come vorrei io e alcuni automatismi sono comprensibilmente da migliorare. Da parte di tutti c’è una grande disponibilità e questo è un gran bel segnale».
Tattica
Ieri Toscano ha scelto un 3-4-1-2 molto mobile, con il trequartista (Chiarello nel primo tempo e Cristian Shpendi nella ripresa) abile a non dare punti di riferimento e a spostarsi spesso sulla linea degli attaccanti: «La base è questa, i tre giocatori offensivi devono essere interscambiabili e non devono dare punti di riferimento. Il loro compito non è solo finalizzare, ma anche indirizzare le linee di passaggio, aprire le difese avversarie, determinare. Direi che si sono mossi bene, anche se la palla deve viaggiare più velocemente. Per il momento andremo avanti così, anche se non mi piace parlare di moduli e di numeri».
Lavoro
Dopo una settimana, Toscano ha già torchiato il gruppo e soprattutto ha imposto regole ferree sia dentro che fuori dal campo: «Ho spremuto i giocatori sul campo? Non direi (sorride, ndr), o almeno non saprei… Per quanto mi riguarda, questa è una fase fondamentale e decisiva all’interno della stagione. E’ importante lavorare tanto e lavorare bene, ma è anche bello vedere come si cercano i ragazzi. E’ qui che si cementa il gruppo e che si crea qualcosa di solido e importante, ma soprattutto è qui che si impara a soffrire. E saper soffrire, dentro una stagione lunga e logorante, è una qualità importantissima e da coltivare sempre».
Mercato
L’allenatore calabrese non ama fare nomi, né quando lo zoom cade sui giovani, né tantomeno quando si comincia a parlare di mercato: «I giovani devono crescere con calma e senza troppe aspettative, ma posso già dire una cosa: sono molto forti. In tanti anni di ritiri, era da molto che non vedevo ragazzi con queste qualità. Ciò non significa che sono già pronti per giocare in C, ma che hanno basi molto buone da cui partire. Il mercato? A prescindere dai nomi di chi è arrivato e di chi arriverà, l’importante è avere le idee chiare e noi le abbiamo. Non fatemi parlare di chi non è presente, perché io mi soffermo e alleno solo chi c’è». Di sicuro sono arrivati e arriveranno tanti profili importanti: «Sì, ma è il campo e non è il mercato a rendere importante un calciatore. Sono arrivati profili funzionali e che ci aiutano a far crescere il livello del gruppo, questo sì. Aspettative alte? Al momento Reggiana ed Entella sono davanti, perché hanno confermato due gruppi consolidati».