Calcio C, Coccolo a Cesena: tagliato il cordone con mamma Juve
Proprio come il compagno Saber, che ha trionfato qualche mese fa con la maglia del Padova, anche Luca Coccolo ha vinto la Coppa Italia di Serie C. E il trofeo lo ha alzato curiosamente all’Orogel Stadium Dino Manuzzi il 27 giugno 2020, nella prima partita ufficiale giocata in Italia dopo il lockdown. Avversaria la Ternana di Alexis Ferrante, marcato proprio dal nuovo difensore del Cavalluccio: «Mi auguro che quella vittoria sia di buon auspicio – comincia Coccolo – e soprattutto di poter vincere in questo stadio anche con il pubblico e con la maglia del Cesena. Ringrazio il club per avermi voluto qui: mi ero un po’ stancato di andare sempre a giocare in prestito, ma per fortuna mi è stato finalmente proposto un biennale e ho accettato molto volentieri. Adesso voglio ripagare la fiducia che mi è stata concessa».
Scuola Juve
Il solido e roccioso difensore centrale piemontese è cresciuto nella Juventus, ha assaggiato per diversi anni la prima squadra, lavorando con Allegri e Sarri, poi si è “messo in proprio” andando a fare esperienza altrove: «Ma durante questi anni, dopo essere uscito dal settore giovanile e dall’Under 23, prima a Cremona e poi ad Alessandria non sono stato molto fortunato: ho sempre cominciato bene, ma sono sempre stato costretto a fermarmi per un infortunio, come a Cremona quando mi sono rotto un piede. Il settore giovanile della Juve? Ti dà tanto, tantissimo, a volte anche troppo, ma è un’esperienza formativa bellissima, così come è bellissimo potersi allenare con i fuoriclasse della prima squadra. Io l’ho fatto prima con Allegri e poi con Sarri, ho osservato la cura maniacale che hanno per i dettagli e naturalmente le grandi qualità».Quanto ha pesato, in questi anni, l’etichetta di “nuovo Chiellini” che gli era stata messa a Torino? La risposta non si fa attendere: «Io sono Coccolo e lui è Chiellini. Giorgio è stato semplicemente una fonte di ispirazione e un punto di riferimento, è stata una grande fortuna aver avuto la possibilità di lavorare al suo fianco, ma siamo due giocatori diversi».