Calcio C, Caturano: "Entella-Cesena è la mia partita"

Salvatore Caturano, domenica torna con la maglia del Cesena per la prima volta da ex a Chiavari, dove evidentemente non si è annoiato: prima ha vinto un campionato, poi è finito fuori rosa.

«Fa un certo effetto, sono molto carico e motivato perché è una partita che sento e che arriva in un momento importante per me e per la squadra. Voglio dimostrare che si sono sbagliati a lasciarmi andare, anche se col senno di poi è andata decisamente bene...».

Dovessimo scegliere un titolo per la sua esperienza alla Virtus Entella, potremmo dire “gioie e dolori”?

«Sì, è andata proprio così. Dalla soddisfazione per il salto in B alla beffa di finire fuori rosa qualche mese dopo. Purtroppo alcune promesse non sono state mantenute, prima da parte della società e poi da parte dell’allenatore (Boscaglia, ndr) e in B non ho mai giocato. Resta la grande gioia della promozione, la mia seconda in carriera dopo Lecce».

Una promozione arrivata proprio al fotofinish.

«Ci giocavamo il primo posto con il Piacenza, che era arrivato all’ultima giornata davanti ma con una difficile trasferta a Siena. Noi, per salire direttamente in B, avremmo dovuto ricevere buone notizie dal Franchi e naturalmente battere la Carrarese in casa. Al Comunale fu una gara durissima, perché la Carrarese non ci regalò nulla. Nel primo tempo mi annullarono un gol, poi ad inizio ripresa arrivò il boato per il gol del Siena. A quel punto sarebbe bastato segnare e vincere, ma la palla non voleva proprio entrare, almeno fino al 90’, quando Mancosu saltò il portiere e firmò il gol-promozione. Un anno dopo la vittoria di Lecce, fu un’altra grande impresa».

Poi cosa è successo?

«La società mi disse che, se fosse arrivata una buona opportunità, mi avrebbero lasciato libero. La prima a farsi viva seriamente fu la Ternana, che propose tre anni di contratto, ma Boscaglia mi fece mille promesse chiedendomi di restare. All’ultimo giorno di mercato il Padova propose uno scambio con Mokulu, ma proprio quel giorno lo stesso Boscaglia mi disse che sarei diventato un punto fermo dell’attacco. Scelsi di restare per giocarmela, ma la mattina dopo mi arrivò un messaggio: “Tu, Ardizzone e De Santis siete fuori rosa”. Per qualche mese ci siamo allenati da soli, poi a gennaio arrivò il Cesena. A livello umano e professionale la telefonata del Cesena è stata la svolta. Il Covid ci ha fatto perdere un po’ di tempo, ma per fortuna ho trovato persone sincere e un allenatore che mi ha dato tanto».

Dopo 15 giornate, lei ha segnato 5 gol. E’ soddisfatto del suo bottino?

«Sì, molto. Sono contento del numero dei gol, ma soprattutto della partecipazione del gruppo. Io quando gioco mi diverto, non vedo l’ora che arrivi la domenica innanzitutto per divertirmi. Oltre al gol, per me quest’anno c’è tanto altro. E’ la prima volta che penso più a divertirmi che al numero delle reti che vorrei segnare. Non avrei mai pensato di dirlo, ma quest’anno per me il gol non è tutto».

Come si trova nel nuovo ruolo che le ha cucito addosso Viali? Si sente ancora un centravanti?

«Oggi mi sento più trequartista che centravanti, anche perché effettivamente parto da dietro e gioco alle spalle di Mattia. All’inizio non pensavo mai di poter fare quel ruolo, specialmente dopo l’infortunio. L’anno scorso, dopo cinque mesi fuori, sarebbe stato impensabile e ringrazio Bortolussi per i tanti sacrifici che ha fatto, anche per me. Quest’estate è cambiato tutto, non mi sono mai fermato, mi sono messo a posto fisicamente e ora mi sento davvero bene. In campo mi faccio un bel mazzo, però mi diverto».

Lei ha segnato al volo, di tacco, di rapina, di testa e con il “cucchiaio” domenica scorsa. Cosa le manca?

«Un bel gol da fuori area. Con il destro, invece, ci sono andato vicino contro la Fermana dopo pochi minuti, ma Ginestra è stato molto bravo».

Ripensando alle reti realizzate, qual è stata la più difficile?

«Il tacco di Olbia. Perché la palla di Steffè non era un cross, ma un tiro: sono stato bravo e soprattutto veloce nel coordinarmi e soprattutto nel dosare il tocco».

E’ stato anche il gol più bello?

«No, il gol al volo realizzato a Viterbo è stato più bello e anche più importante, perché ci ha permesso di vincere una partita sporca in un momento particolare e difficile, dove non ci stavamo esprimendo al massimo. Quella rete è stata la svolta».

Dopo 15 giornate, ce l’ha un rimpianto?

«La partita con il Modena. Siamo andati in vantaggio, abbiamo colpito un palo clamoroso sull’1-1, abbiamo giocato alla pari… Senza quella sconfitta, saremmo anche più in alto in classifica».

Rispetto a un anno fa, oggi il Cesena cosa ha in più?

«Siamo molto più maturi. I giovani un anno fa erano all’altezza, ma non avevano questa continuità. Oggi esprimiamo sempre un buon calcio, ma dentro le partite leggiamo meglio le situazioni, sappiamo quando spingere o quando rallentare».

Reggiana e Modena alla lunga saranno inavvicinabili?

«Nello spogliatoio dico sempre di non guardare nessuna delle due. Dico di guardare il Cesena, perché il nostro obiettivo è la settimana e la domenica».

Chi è la più forte delle due?

«A livello di organico il Modena, come gioco dico anni luce la Reggiana».

Quale sarà la difficoltà più grande domenica a Chiavari?

«Intanto giochiamo su una superficie diversa, con la palla che rimbalza diversamente. L’Entella la conosciamo, è fortissima, non perde da sei partite, è imbattuta in casa e sta risalendo. Ma noi giocheremo come sempre».

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