Bruno Pizzul, le vacanze a Pinarella e il Cesena: “Vicini, Dionigi, Francia e Bonci, quanti cari amici”

Ecco un estratto dell’intervista di Bruno Pizzul al Corriere Romagna del primo ottobre 2010, alla vigilia di Udinese-Cesena.
Pizzul, si può dire che lei tifa da sempre per Udinese e Cesena?
«Beh, “tifo” è una parola un po’ pesante, di sicuro sono due squadre che seguo da una vita. Di certo è una partita un po’ delicata per me, non so da che parte stare».
Eppure oggi i giornalisti tifosi dominano la scena.
«Io appartengo a un’altra scuola di pensiero. Sono entrato in Rai quasi per caso, vincendo un concorso, poi però ho sempre seguito come regola deontologica quella di non fare trasparire le mie emozioni. Il giornalista deve essere equidistante, altrimenti alla lunga non è più credibile. Adesso vedo che va di moda dichiarare il proprio tifo, si vede che i tempi sono cambiati».
Come nasce il suo legame con Cesena?
«Per tanti anni con la famiglia ho trascorso le vacanze a Pinarella e a Cervia, coltivando tante belle amicizie in Romagna, su tutte quelle con Azeglio Vicini, Dionigio Dionigi e tanti altri».
Lei fu anche il presentatore della festa per i 50 anni del Cesena al teatro Bonci.
«Sì e fu l’occasione per ritrovare tanti amici. Per esempio, quando giocavo nel Catania negli anni ’50 ero compagno di squadra di due persone favolose come Emilio Bonci e Oreste Francia».
Cosa ricorda dello spareggio Cesena-Lecce? Nel 1987 fu lei a condurre la telecronaca per la Rai.
«Ecco, lì fu molto difficile restare imparziale. Tra l’altro ricordo che accanto a me c’era Azeglio Vicini, con una marea di leccesi che ci circondava...».
Che ricordo conserva di Edmeo Lugaresi?
«Quello di un personaggio che magari non comunicava con uno stile da Accademia della Crusca, ma aveva un grande cuore. Un uomo di un calcio che oggi viene semplicemente etichettato come “pane e salame”, ma era un calcio pieno di valori e di rapporti umani. Un tipo di calcio che mi piaceva tanto».