L’avversario è la Feralpisalò
Io li conosco bene. Quando si tratta di calcio toscano si può chiedere informazioni senza esitazioni a Matteo Gorelli, perché il 33enne difensore di Grosseto se non ha giocato in una squadra dell’ex Granducato, sicuramente l’ha affrontata. E la Lucchese, avversaria domani sera (dalle 20.45) del Rimini fa parte del lotto. «Ci ho giocato contro in tutte le categorie, Eccellenza, serie D e serie C. Poi è vero che i giocatori cambiano ed anche la società Lucchese in questi anni è caduta e ripartita diverse volte, ora pare che si sia stabilizzata e poi Lucca è una città importante». Però non sarà un caso che nelle diciassette partite giocate al “Porta Elisa” il Rimini ne abbia perse tredici e ne abbia vinta solo una. «Sì perché il campo di Lucca non è facile, tra virgolette è un campaccio e la Lucchese in casa ha un grosso seguito. Mi ricordo che anche l’anno scorso il campo non era in perfette condizioni, ci siamo arrivati lanciati ed è venuta fuori una battuta d’arresto, le condizioni del terreno influirono più per noi che per loro».
Al match di Lucca arriva un Rimini pericolosamente sulla scia dell’avvio dell’ultimo campionato, anche per quanto riguarda le prestazioni del difensore biancorosso che poi ha messo a segno una notevole seconda parte di torneo. «Io onestamente non vedo un avvio simile all’anno scorso, abbiamo passato bene due turni di Coppa Italia, a Carpi meritavamo tre punti, abbiamo sbagliato situazioni importanti davanti e concesso due gol, con l’Entella è stato forse il match dove abbiamo concesso di più, ma contro il Pescara abbiamo disputato una buona partita, gli abruzzesi hanno fatto il primo tiro in porta al 78’ e gol a cinque minuti dal termine, abbiamo incontrato tre squadre forti, ma quello che mi fa essere fiducioso è che la prestazione c’è sempre stata. Il problema è che concediamo gol troppo facilmente, però è un problema di squadra, non del singolo o di reparto. Peccato, perché se continua così può diventare una questione di fiducia, sarebbe anche bello vincere non meritando».
Gorelli indica anche la strada da seguire: «Dobbiamo imparare a soffrire tutti insieme e stare corti, dobbiamo diventare più solidi perché nella porta degli avversari ci arriviamo».