Tutte le rughe del Cesena senza il cerone del centravanti
Prima le buone notizie: Caparezza sta scrivendo un nuovo album e non ci costringerà più ad andare indietro negli anni per cercare le sue perle. Per esempio, uno che in una canzone scrive “Mi contraddico facilmente, ma lo faccio così spesso che questo fa di me una persona coerente” è di categoria superiore, talmente bravo da spiegare la stagione di una squadra di calcio di cui probabilmente ignora l’esistenza.
Per cosa ricorderemo Catanzaro-Cesena? Come il giorno in cui quasi tutto venne a galla, i limiti di una squadra, la sua contraddittoria coerenza. Beppe Iachini quando allenava qui ripeteva che il suo Cesena aveva buoni giocatori con difetti che cercava di coprire truccandoli col cerone, come le anziane nobildonne a teatro. Ecco: ieri si è sciolto il cerone e il cerone per mesi è stato Shpendi. Come nelle peggiori partite di dicembre quando Cristian non c’era, anche ieri lo stesso copione: ha avuto una giornata in netta difficoltà, la nobildonna è andata a teatro senza trucco ed è stata presa a pallonate.
Catanzaro-Cesena 4-2 è stata una folata di vento gelido in un muro pieno di spifferi. Ne mancavano tre (Adamo, Ceesay, Calò), sembrava ne mancassero tredici. Capiteranno altre partite con degli assenti e se la risposta è questa, è l’ennesima spia dell’allarme per una rosa affollata e incompleta, con due giocatori in perenne uscita e mai venduti. Piacentini resta semi-invisibile, mentre Chiarello passerà alla storia per il rapporto da bancarotta tra costo e minuti in campo, comunque staccatissimo da icone come il Malaka Martinez e Hugo Almeida, gente da bonifici che grondavano sangue.
La difesa ieri era al completo, ma è bastato spostare Ciofi per togliere il tappo alla vasca da bagno. In questo, Catanzaro ha fatto solo bene: ha spiegato a suon di schiaffi che fare un girone di ritorno con tre difensori e Pieraccini e Piacentini prime alternative, beh, insomma, anche no.
La suprema incostanza di costosi uomini di categoria è stata coperta per mesi dal cerone di Shpendi. Bastoni e Antonucci dovevano fare digerire il salto dalla C alla B, invece a ogni palla al centro riparte il quiz. Perché Bastoni ieri giocava titolare se poi fa così poco? Perché Antonucci ieri stava in panchina che poi ha fatto un gran gol? La settimana prossima si ricomincia, tanto non si sa mai cosa faranno vedere.
Contraddirsi con coerenza è lo spartito del Cesena in un campionato pericoloso fino alla fine. Contraddirsi con coerenza è anche la via scelta dal giudice sportivo della B quando assegna le multe. In Cesena-Bari sono stati esplosi tre petardi in curva Ferrovia, con botti pazzeschi, rischiando di fare male ad altre persone nel settore ospiti o a raccattapalle di 10-11 anni. Solo uno è esploso nel recinto di gioco, mentre due sono rimasti all’interno della Ferrovia. Il Bari è stato multato di 2mila euro “per avere i suoi sostenitori lanciato nel recinto di gioco un petardo”. Nello stesso comunicato, ci sono 4mila euro di multa al Modena per tre fumogeni e 2.500 euro al Sassuolo per “lancio di due bicchieri di plastica semi pieni sul terreno di gioco e due bicchieri di plastica semi pieni nel recinto di gioco”. Escludendo a priori che l’ultima versione del codice di giustizia sportiva l’abbia scritta Paul Gascoigne, va bene che sprecare la birra è un peccato, ma qui si esagera.