Sampdoria-Cesena, il centravanti del record di gol e quello più forte di tutti

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Massimo rispetto per Coda, che tra l’altro si chiama pure Massimo. Un grande centravanti che è a due gol dal record di Stefan Schwoch (135 in B) e lo supererà, riuscendo nell’impresa che non riuscì a Daniele Cacia, antico pirata che arrivò a Cesena agli amari del banchetto.

Massimo rispetto per Coda, ma aumentano gli indizi che ora il centravanti più forte del campionato giochi nel Cesena. Ti accorgi di un grande giocatore quando migliora i compagni ed è quello che sta facendo Cristian Shpendi. Non ha segnato contro Cittadella e Sampdoria, ma c’è tantissimo di suo nei primi 4 punti del 2025. Cristian è il maniglione antipanico a cui si è aggrappato un Mignani che era arrivato triste al panettone e a onor del vero ci era arrivato in buona compagnia, affiancato da un’area tecnica che prima ha creato una rosa piena di limiti e poi si è incartata nel correggerli.

Senza il suo giocatore più forte, ogni passo in campo del Cesena di dicembre era una promessa urlata al megafono: “Non faremo mai gol”. Una promessa tristemente mantenuta, scolpita nel marmo dal costoso nulla di Van Hooijdonk, dalla morbidezza di Tavsan, dall’involuzione di Kargbo e dal mulinare alla Ongfiang di Antonucci (ecco: se vi ricordate di Ongfiang, avete una buona memoria e pure qualcosa che non va). Ieri Antonucci ha finalmente trovato il gol e per ora è un lampo isolato in un campionato in cui per rapporto qualità/prezzo è un Suv che beve 5 litri di benzina al chilometro. La serata di ieri avrà senso solo se è stato l’inizio di qualcosa.

Shpendi invece. Shpendi resta una spaventosa costante. Sta innaffiando di lavoro il suo talento e in questa squadra è un giocatore diverso, la conferma della regola che se nasci tondo non puoi morire quadro, ma se nasci quadro, è perché ti hanno dipinto. Ieri ha schiantato di corse una Sampdoria dal glorioso passato ma dalla condizione fisica agghiacciante, perché ritrovarsi a metà gennaio con 40 minuti nelle gambe non è un bel segnale, figuriamoci in B.

Con Shpendi trovano un senso i centrini di pizzo di Antonucci, i lanci di Calò, le idee di un Bastoni finalmente armato di amor proprio. Un primo salto di qualità a livello di belvaggine è arrivata col ritorno da titolare di Ciofi a supporto di un Mangraviti che rilancia la sua candidatura a migliore acquisto dell’estate. Tutto questo in attesa dei rinforzi dell’inverno: se li merita innanzi tutto un gruppo che ha ribadito di essere con Mignani. Si sa da novembre che serve una mezzala per riportare Berti avanti di 20 metri, poi se saluta anche un Kargbo che ha smesso di migliorare, allora di innesti in mezzo ne servono due, avanzando i supremi incostanti Tavsan e Antonucci alle spalle di Shpendi, il giocatore più forte del Cesena, in C come in B. La costante è sempre lui, non si capisce bene come faccia e non è nemmeno facile spiegarlo. Paolo Cevoli ci insegna che in Romagna il vero sburone è quello che, pur non capendole, te le spiega. E in certi casi, di fronte al bello che si unisce all’inspiegabile, il dialetto romagnolo ha il dono della sintesi e per Shpendi bastano due parole: “Fat zùgadòr” (Nota per il pubblico americano: fat non significa grasso e zugadòr significa “someone deeply different from Frieser and Lewis”).

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