L’insostituibile del Cesena e il portiere candidato alle elezioni

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Una serata di visioni e sudori, come un dopocena impegnativo. Un’ora e passa con la sensazione che Iniesta fosse quello del Barcellona che giocava come Berti, poi il lugubre sospetto che Van Hooijdonk in casa avesse il poster di Petar Zhabov. Il Cesena sta dimostrando di sapere giocare bene a calcio, ma a volte lo fa in modo talmente creativo da perdere partite del genere. Resta poi da capire la strategia a protezione di Pisseri. Riassumendo: se non sei alto uno e novanta o giù di lì, non puoi giocare in difesa, poi però nella zona sugli angoli si mette il più basso del lotto come Berti a fare da bersaglio alle frustate dalla bandierina di Salvatore Esposito.

C’è ancora tanto da scoprire nel Cesena, ma la gara di ieri ha eletto un primo insostituibile e si chiama Shpendi, almeno finché Van Hooijdonk è questo e Ceesay un innesto da mille corse a cui non devi chiedere guizzi di qualità. In una rosa che sembra corta di alternative da B a centrocampo, alla fine è rimasto Chiarello, reduce da una C con 212 minuti in campionato (farebbe una media di 5 minuti a partita). Alla fine è rimasto e si è ragionato secondo logica, inserendolo in rosa: primo perché è un ragazzo a posto, secondo (o primo, fate voi) perché tenere nel giardino di casa un giocatore che viaggia sui 140mila euro d’ingaggio non ha senso. Va bene che ai piani superiori si vedono robe da matti (a Napoli è fuori rosa un Osimhen da 10 milioni all’anno, ovvero 27mila euro al giorno), ma per imitare i deliri c’è sempre tempo.

Le nuove dinamiche del mercato (ti rinnovo il contratto, poi ti cedo) nelle ultime settimane ci hanno riportato nel mondo adulto e cattivo, con tanti saluti ai romantici. La tanto sbandierata appartenenza (parola che tutti mettono ovunque, come la rucola) non si coltiva solo con i ragazzi del vivaio, ma anche lasciando qualcosa ai giocatori a livello umano, con quella che un tempo era la vera molla per venire a Cesena. I calciatori hanno stipendi fuori dai canoni, verissimo, però se li si tratta come costosi elettrodomestici da accendere e spegnere, è inutile lamentarsi se poi si impuntano e vanno allo scontro.

Nel mazzo dei reduci del gruppo che fu di Toscano, Matteo Pisseri si sta invece dimostrando affidabile per la categoria. In tema di portieri, una trentina d’anni fa da queste parti arrivò un altro rebus come Enzo Biato, sbarcato con l’etichetta di rottamato e poi autore di due stagioni ottime. Enzone aveva una sensibilità civica superiore e alle elezioni del 1993 si candidò pure al consiglio comunale della sua Acqui Terme con la coalizione di centro-sinistra a sostegno del candidato sindaco Augusto Vacchino, poi sconfitto dal leghista Bernardino Bosio. Tra i candidati sindaco di Acqui c’era anche Luisa Pistarino, in arte Eva Orlowsky, pornostar e punta di un tridente completato da Moana Pozzi e Cicciolina. Parliamo di un tridente che in quegli anni faceva furore e fondeva cassette vhs che giravano in heavy rotation nei videoregistratori al ritmo in cui oggi si squagliano le Playstation. Nè Biato né Eva Orlowsky furono eletti e tornarono a concentrarsi sui loro sport, ma durante la campagna elettorale rimane memorabile l’intervista a Villa Silvia a Biato di Iacopo Baiardi del Messaggero.

“Enzo, quindi ti candidi alle comunali?”

“Sì, se c’è da impegnarmi per il mio paese, non mi tiro indietro”.

“Lo sai che c’è anche Eva Orlowsky candidata?”

“Beh, certo che sì”.

“Visto che i portieri studiano al videoregistratore i rigoristi, adesso fai lo stesso con gli avversari politici?”.

L’intervista terminò lì, sospesa anzitempo da sinceri applausi.

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