Il concerto dei Madredeus a Cesena e la recensione del calciatore

Cesena, primavera 1996. C’è un calciatore che va ad un concerto e non contento ne scrive pure la recensione.
“Nel teatro si sentiva ancora l’odore della vernice fresca, vista la recente riapertura dopo un lungo periodo di restauro. Avevamo dovuto attendere un po’ prima di poter entrare, dal momento che avevamo deciso di andare al concerto il giorno stesso. Il teatro era esaurito, ma grazie a qualche piccolo compromesso, peraltro poco gradito sia dal sottoscritto che dai miei compagni, riuscimmo a trovare tre posti. Uno per me, uno per la mia fidanzata e uno per il vero promotore della serata, di cui però non voglio dire il nome.
Le luci si spensero, una chitarra iniziò a suonare, poi una seconda, quindi un contrabbasso e una tastiera e per finire fece ingresso lei. Teresa Salgueiro, la cantante. Erano i Madredeus, un complesso portoghese, famosi per la colonna sonora di un film di cui non ricordo il titolo.
Teresa è dotata di una voce di rara bellezza. Queste erano state le parole del mio amico, che ricordava anche il nome del film e del regista, nonché la trama e i personaggi. Dico la verità, all’inizio avevo avuto qualche perplessità, però facilmente surclassata dalla frenesia della novità e dalla voglia di conoscere. La musica mi prese subito, le melodie, un misto tra musica napoletana e canzoni popolari, facevano da sfondo alla stupenda voce della cantante.
Il repertorio era vasto: si andava da profonde preghiere a inni alla primavera, da ballate tradizionali a filastrocche musicali.
Alla fine ci scoprimmo tutti e tre ad acclamare Teresa ed applaudire il gruppo fino a sentire le mani bruciare. Ripensando alla serata, credo di dover dire due grazie. Grazie ai Madredeus, ai quali auguro grande successo e prometto che, se si presenterà l’occasione, sarò in prima fila al prossimo concerto. Grazie al mio anonimo amico che mi ha permesso di trascorrere una serata fantastica”.
Mentre Paolo Ponzo scriveva la recensione del concerto dei Madredeus al Teatro Bonci, non riusciva proprio a ricordare il titolo di quel film che venne arricchito da una colonna sonora che li rese famosi. Il film era “Lisbon Story” di Wim Wenders. Scrisse quell’articolo per “Il fungo”, la fanzine abusiva diretta da Aldo Dolcetti mentre giocava a Cesena. Al momento di mettere l’articolo in pagina, sarebbe stato un attimo aggiungere il titolo del film all’articolo. Niente da fare: “Non toccare nulla, non è corretto, lascia stare. Mica devo spacciarmi più intelligente di quello che sono”.
Oggi sono 12 anni che Paolo Ponzo ci ha lasciato, era il 24 marzo 2013. È stato la promessa di un calcio umile che era fatto apposta per Cesena. Una promessa che ha mantenuto arrivando fino alla Serie A e c’è un passaggio di una canzone dei Madredeus (“Ao longe o mar” - Il mare da lontano) che sembra fatto apposta per lui e per quei suoi interminabili sorrisi in silenzio: “Ha poco senso non sperare per il meglio. Dalla nebbia emerge la tua promessa di allora”.
