Il Cesena, le strisce di risultati e l’allenatore che odiava la poesia
“Però insomma: la prestazione non è stata un granché”.
Ecco, qui l’allenatore del Cesena prendeva un profondo respiro da meditazione yoga. Incrociava lo sguardo dell’amico Ettore Pasini (giornalista megafono del suo calcio) poi ripartiva in contropiede.
“Quindi voi dite che giochiamo male anche se abbiamo vinto. Pensate a come devono essere ridotti quelli che hanno perso con noi. Buona giornata ragazzi, vi saluto”.
Erano i martedì di metà anni Novanta a Villa Silvia: l’allenatore del Cesena Bruno Bolchi prima dell’allenamento usciva dallo spogliatoio e partivano interviste in libertà. Iniziava dal risultato e non si spostava mai da lì: “Perchè voi fate poesia, mentre io di lavoro faccio l’allenatore e devo fare dei punti. In classifica ci sono scritti i punti della mia squadra, mica c’è scritto come abbiamo fatto a farli”.
Cesena-Sudtirol rilancia il fascino di una brutta partita da 3 punti. A due mesi di distanza, l’esatto contrario di Spezia-Cesena 2-1, quando una prestazione eccellente portò ad una sconfitta inaccettabile soprattutto da queste parti, dove la cultura del calcio di Bolchi è ancora forte. Non c’è niente che dia più fastidio di giocare alla grande raccogliendo zero e lo slang romagnolo ha una parola perfetta per spiegarlo. Questa parola è tiraculo, parola che non a caso contiene un verbo calcistico come tirare.
Cesena-Sudtirol ribadisce che Mignani sa muoversi da allenatore esperto della B. Dopo il 3-5 con la Sampdoria, ha infilato 7 punti in 3 gare subendo un gol. L’ultima vittoria poi è stata un manifesto del calcio di Bolchi: una palude di partita finita 1-0 che si riassume in una frase: “In area c’era Shpendi”.
Mignani è talmente esperto della B che apprezza da mesi le doti di Klinsmann, vuole promuoverlo titolare e per farlo non aspetta una gara sbagliata di Pisseri. No: comincia da un infrasettimanale, poi insiste e lo ripropone. Se panchini Pisseri dopo un errore e il suo sostituto sbaglia partita, rischi di perdere due portieri, invece per ora il cambio è stato indolore. Poi è chiaro: Klinsmann senza quel cognome non sarebbe mai venuto a Cesena, la prima molla per vederlo qui è stata l’amicizia del padre con la proprietà. Sono ancora freschi i ricordi della dannosa gestione Lewis-Tozzo, ma filtra una differenza di fondo: Klinsmann è arrivato a scatola semi-chiusa e grazie a delle conoscenze, ma sembra un portiere di categoria che mette le mani dentro i guanti ed è già un passo in avanti.
Il campionato si conferma pieno di strisce di risultati da gestire a livello mentale. Il Cesena ha gestito bene due sconfitte di fila e adesso va gestita questa serie positiva. Per esempio, dopo 12 giornate, ora la classifica va letta eccome e dice che il Cesena ha 5 punti in più del Sudtirol che è quintultimo, con lo scontro diretto a favore. L’obiettivo primario resta difendere la B e se Mignani continua a infilare punti, va a finire che prima o poi userà le parole di un commosso Jurgen Klopp nelle sue ultime settimane a Liverpool: “Non conta quello che dice la gente quando arrivi, conta quello che dice quando te ne vai”.