Il Cesena, Klinsmann che para e l’orso verso la tenda
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Dunque bastava solo questo? Ma il raccattapalle tecnico-motivazionale che ha aiutato Klinsmann nel rigore di ieri, non lo si poteva ingaggiare già ai play-off contro il Lecco? Senza quel documentario dal titolo “Palla da una parte e Tozzo dall’altra”, si sarebbero evitate un sacco di cose, quasi tutte brutte. Certo, ieri pomeriggio agli ordini di Vincenzo “Netzer” Golinucci c’era una squadra di raccattapalle classe 2013, quindi ai tempi del Lecco avevano tra i 9 e i 10 anni di età. Se con la Salernitana c’era semplicemente il rischio-Var, due anni fa a schierarli a bordo campo si rischiava la sospensione per intervento del Telefono Azzurro.
Resta il valore di una vittoria che scrive una pagina fondamentale nel diario del campionato, una vittoria arrivata nuovamente nei minuti finali, a riprova che il Cesena ha scelto un buon momento per stare bene fisicamente. In più c’era il peso mentale della partita, ricordato anche ieri da Mignani. Tutto questo anche se vincere era importante, non un obbligo. Il privilegio conquistato con le ultime due vittorie esterne era stato trasformare Cesena-Salernitana in una gara in cui provare a vincere senza rischiare di perdere. Alla fine la vittoria è arrivata con un gruppo che ha davvero imparato a soffrire di squadra, mentre chiunque va allo stadio sta uscendo da questo campionato con una lezione: occhio ai giudizi affrettati. Come ultimo esempio, attenzione a Francesconi. Non è da B, non ce la fa, non è il suo campionato, non regge la concorrenza, non è ancora pronto. Intanto ieri è entrato in modo fantastico, morendo su ogni pallone e non c’era traccia delle paure e degli imbarazzi di settembre. Se hai la testa giusta, sei mesi di buon lavoro a vent’anni spostano parecchio e ieri si è visto.
E la classifica? Magari da aprile in poi certe ambizioni superiori si concretizzano, nel frattempo conta solo la salvezza, che è lì a un passo. Mica è vietato essere ambiziosi, anzi: quello che è vietato è essere presuntuosi, perché la B non perdona, quando sei convinto di sapere tutto e vuoi spiegare agli altri come si fa, ti ritrovi nel panico come il Mantova o la Sampdoria.
Innanzi tutto mi tengo un bel po’ di squadre dietro, poi vediamo. L’obiettivo di Mignani per ora è questo e sembra quella storia della tenda e dell’orso rilanciata da un fumetto di Gianluca Renzi (“A nuoto con gli squali”) uscito in questi mesi e ambientato anche a Cesena. Una storia motivazionale per manager che in fondo si abbina con tutto, come il peperoncino a tavola o Ciofi in difesa. Ci sono due amici in vacanza nel bosco in tenda in una notte stellata. A un certo punto, sentono un verso che gela il sangue: c’è un orso enorme che sta venendo verso di loro a tutta velocità. I due campeggiatori stavano per andare a dormire: uno in preda al panico scappa via subito scalzo verso il bosco, muovendosi dolorante tra sassi e radici, caracollando come certe corse di Vascak sulla fascia destra. L’altro invece cerca le scarpe, le trova e se le allaccia con tutta calma. L’uomo in fuga scalzo gli urla: “Muoviti, ma cosa fai? Stai perdendo tempo, non sarai mai più veloce dell’orso”. E l’altro: “Ma io non devo essere più veloce dell’orso. Mi basta essere più veloce di te”.