Il Cesena in cerca di equilibrio, Marco Curto e il ristorante di Bari

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Due schiaffoni di Pisa e Samp a svegliare tutti dopo mesi e mesi di sole vittorie da 96 punti in C. Non è tutto brutto ora: era tutto troppo bello prima. In Serie B ci saranno momenti difficili e il Cesena strutturalmente ne rischia di più rispetto ad altri. A parte il caso limite del Cittadella (un campionato fa ne ha perse 8 di fila all’inizio del ritorno e poi si è salvato), la B è fatta di filotti di sconfitte da gestire a livello mentale. Poi restano i problemi oggettivi di inizio stagione. Il primo: se starnutisci su calcio d’angolo, ora fai gol al Cesena, che a questo punto dovrà cambiare modo di difendersi. Il secondo: la mediana Calò-Bastoni è una coppia atipica che a volte fa sembrare il campo grande come un aeroporto e aggiungere una pedina in mezzo aveva una sua logica. Bastoni in particolare può dare tanto, ma per ora la fatica della squadra per permetterselo è superiore a quello che lui dà alla squadra. Ieri c’è stato un primo segnale della ricerca di un equilibrio, quello che adesso serve al Cesena, in campo e fuori. Terzo problema: in questo bellissimo campionato, qualcuno ha già individuato una squadra nettamente più scarsa che andrà di sicuro in C? Ecco, bisogna trovarne almeno quattro.

Tra tanti anni, ricorderemo Cesena-Sampdoria 3-5 per i gol che ci sono stati ma anche per chi non c’era. Migliaia di tifosi avevano il divieto di trasferta anche se non c'entravano nulla con gli incidenti del derby di coppa Genoa-Sampdoria del 25 settembre. Una replica triste delle ridicole porte chiuse viste in Cesena-Fermana dopo l’invasione di babbo Shpendi con l’Olbia. Ieri mancavano tanti tifosi ospiti e pure un difensore del Cesena, squalificato 5 giornate per avere paragonato un avversario a un attore. Prima di arrivare qui in estate, Marco Curto e Cesena avevano già qualcosa in comune, anzi, qualcuno in comune. Quel qualcuno è Fabio Calcaterra, ottimo difensore degli anni 90, che come tecnico delle giovanili del Cavalluccio tolse il cellophane al talento di Nicola Pozzi. Una volta lasciata Cesena, fu proprio Calcaterra che nel vivaio del Benevento avviò al calcio il 12enne Marco Curto, che l’anno dopo salì al Milan dando la prima svolta al suo percorso.

Come tanti ricordano, il gol di Calcaterra decise Bari-Cesena 0-1 dell'aprile 1994 con maxi-rissa finale in campo. Fu un gol dell’ex pieno di storie da ex, una rivincita che curò ferite che ancora pulsavano. Fino a qualche mese prima, Calcaterra giocava a Bari e la sua ultima stagione in Puglia fu parecchio sofferta, la curva ribolliva e una sera in un ristorante ecco una scena davvero brutta. In un tavolo siedono Calcaterra, il povero Enrico Cucchi (centrocampista che ci lascerà 3 anni dopo a soli 30 anni per un brutto male) e le mogli. Durante la cena, nel locale fa irruzione un gruppo di energumeni che inizia ad urlare di tutto a Calcaterra e Cucchi, costretti ad abbandonare il ristorante. Fu la spinta definitiva a cambiare aria: nell'estate 1993 Calcaterra fa di tutto per tornare a Cesena, ci riesce ed è tra i leader della squadra di Bolchi, protagonista di un campionatone fino allo spareggio perso; Cucchi invece andrà a Ravenna e purtroppo dopo poche partite arriveranno le prime avvisaglie della malattia.

Se avesse tra le mani il fascicolo di tutto quello che venne detto a Calcaterra quel giorno al ristorante di Bari, la Fifa non organizza un processo, ci fa una serie a puntate e vende i diritti a Netflix. Poi il nostro è un mondo più cattivo rispetto alla sensibilità orientale che di sicuro caratterizza Hwang Hee-Chan, ma il caso di questa squalifica va oltre. Il caso di Marco Curto e questo prolungato pettinare di bambole lascia talmente spiazzati che l’unico rifugio è la fuga da questa gabbia di nulla, un dibattito inesistente che mortifica un problema come il razzismo che meriterebbe parole più serie. Viene in mente la vignetta di qualche mese fa di un grande disegnatore come Altan. C’è un anziano signore seduto in poltrona con aria perplessa e una frase che riassume il suo pensiero: “Ci sono momenti storici in cui uno sarebbe fiero di dire: io non c’ero”.

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