Il Cesena, il migliore acquisto estivo e l’illusione di Capodanno

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Curto, Mangraviti, Celia, Ceesay, Mendicino, Calò, Bastoni, Antonucci, Tavsan, Van Hooijdonk. In tutto sono stati dieci. Il dibattito è aperto, armatevi di coraggio e scegliete: chi è stato il migliore acquisto del mercato estivo del Cesena? A prima vista non è mica semplice: per pavidità verrebbe da scegliere chi è stato nei canoni di ciò che ci si aspettava (Mangraviti, Mendicino), per il resto si fa dura. Nessuna parvenza di leadership e tantomeno di colpi che facciano vincere partite bloccate. C’è pure il Mignani in netta difficoltà delle ultime settimane, con un viso di cemento che ricorda una celebre canzone di Elio e le Storie Tese e questo è un problema. Dopo un avvio incoraggiante, da un mese Mignani racconta in conferenze stampa speranze di partite che il giorno dopo non accadono, ma che sia l’allenatore il problema principale, mah: questo è un altro dibattito che resta aperto.

Come ha speso il suo budget di 11 milioni e rotti il Cesena? Venti giornate di campionato suggeriscono una risposta di due parole: piuttosto male. Questa squadra è un caso curioso: da un mese ha grippato il motore dopo l’infortunio del giocatore più forte, ma non solo. Il motore ha grippato perché si è spenta l’energia del migliore acquisto estivo. Il migliore acquisto dell’estate è stato per distacco l’entusiasmo della C stravinta: era un’onda che partiva da un dignitoso Pisseri e culminava col magnifico Cristian Shpendi, il candidato a ruolo di Giaccherini 2.0, il giocatore che sale di categoria e fa le stesse cose. Appena è calata la batteria dell’entusiasmo, toccava ai singoli, ai rinforzi di categoria e in terza battuta al temperamento dell’allenatore: il Cesena si è girato verso di loro e non li ha trovati. L’entusiasmo della promozione, i gol di Shpendi e un’idea di gioco produttiva fino a novembre ha costruito i 25 punti di una classifica tutt’altro che malvagia, ora la squadra è arrivata malissimo al panettone.

Questo il quadro dei guai, ora serve una soluzione. A chi tocca a questo punto? La storia del Cesena suggerisce la risposta: tocca alla gente di calcio. La proprietà deve valutare i risultati, fare la conta delle competenze e allo stesso essere la prima a fare un passo di lato e non mettere becco sul mercato. Nel gennaio 2022, il primo acquisto Usa del Cesena fu Dominik Frieser (non fate finta di averlo rimosso, il Cesena prese davvero Frieser): la proprietà si è già giocata il bonus e per una decina d’anni basta così. Artico giudica il lavoro di Mignani, i proprietari giudicano i risultati del lavoro di Artico e gli altri uomini di calcio sono un direttore generale piuttosto sul pezzo come Di Taranto e il segretario Valentini. Il lato migliore di dicembre è avere scoperto i problemi: la squadra di fronte alle difficoltà non fa punti, i due acquisti più costosi (Van Hooijdonk, Antonucci) non segnano mai, non si intravede traccia di un leader che cavalchi il Manuzzi. Di conseguenza, di sicuro c’è una rosa che va ribaltata sul mercato, che l’allenatore sia Mignani oppure no, questo è il secondo problema in ordine di apparizione. Il tutto in attesa del ritorno di Cristian Shpendi: più che un centravanti, un’illusione di Capodanno, quel tipo di illusione che ti fa credere che basti valicare la mezzanotte per ritrovarti in un mondo migliore.

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