Il Cesena che si sentiva forte e la salita di due uomini e una Panda

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Il bello della B è che non appena ti senti forte, spunta qualcuno che ti dice che ti sbagliavi. La partita di ieri ha confermato che il Frosinone non è da ultimo posto e che il migliore complimento che si possa fare al Cesena è dirgli che non era da quarto posto (infatti vederlo lassù resta una sorpresa). Al netto di qualche inciampo, Mignani si è meritato ogni punto di un’ottima classifica sovradimensionata rispetto a una potenza di fuoco fatta di giovani con sterminati margini e limiti evidenti. Il Cesena sta giocando a una punta nel senso più ampio del termine: l’impatto di Kargbo ora è in modalità Sarao e ogni passo in campo di Van Hooijdonk è un punto esclamativo sulla parola “cedimi”. In più il rendimento in trasferta è figlio di carenza di personalità: difesa a parte, di leader non se ne vedono e quando la partita si fa in salita, fuori diventa dura.

A proposito di salite, in tanti qui ricordano ancora un viaggio che ha compiuto 20 anni. Nell’estate 2004, poche settimane dopo il gol di Lumezzane che valse la B, Marco Ambrogioni partì da Foligno e raggiunse il raduno allo stadio alla guida di una Fiat Panda, con Riccardo Bocchini passeggero al suo fianco. Era il raduno di una squadra neopromossa in B: non c’era traccia di macchinoni tipo la Ferrari nera di Gaby Mudingayi o l’interminabile Porsche Panamera di Stefano Lucchini. Resta il fatto che quella Panda rossa in mezzo a un monocolore di Golf e qualche isolata Mercedes faceva comunque effetto.

Quell’auto aveva i suoi anni e il viaggio Foligno-Cesena sulla E-45 non fu semplicissimo. Al valico del Verghereto la Panda ansimava in salita implorando pietà: dal cofano usciva più fumo di una trasferta con Drago in panchina e Ambrogioni e Bocchini furono costretti ad accostare. La temperatura dell’acqua era ok, al motore serviva giusto un po’ di tregua per raffreddarsi e dopo una pausa i due difensori si rimisero in marcia, portando a termine il voto di Ambrogioni. Quel viaggio della speranza fino a Cesena con la carrozzeria a vibrare come un calesse sui ciottoli era un omaggio a Massimo, il proprietario della Panda. Massimo era il fratello della moglie di Ambrogioni ed era scomparso qualche mese prima. Nell’estate del 2003, mentre si costruiva il primo Cesena di Fabrizio Castori, era stato Massimo ad accompagnare il cognato al Manuzzi per la firma del contratto e dopo la firma si erano concessi una passeggiata in campo.

All’epoca, Massimo purtroppo è già ammalato: in quella passeggiata si riempie gli occhi e parte con la sentenza.

“Mamma mia che stadio. Marco, con uno stadio così, voi vincete il campionato”.

“Mah, vediamo: vincere è sempre dura. A Cesena poi non sarà mica facile”.

Massimo muore nell’ottobre del 2003, pochi giorni prima di Cesena-Prato 1-4, il punto più basso di quel campionato. Poi inizia la risalita, nascono i castorizzati e deflagrano fino allo spareggio di Lumezzane, con la B scolpita dal gol di Ambrogioni il 20 giugno 2004. Il raduno della Serie B viene fissato per il 19 luglio, meno di un mese dopo e Ambrogioni avvisa Bocchini.

“La macchina per andare a Cesena, la prendo io. Si va con la Panda, voglio ricordare Massimo”.

Bocchini non fa una piega e sale su quella scatoletta rossa targata Perugia: per chi ha appena fatto Lumezzane-Cesena, questa al confronto è una gita a Mirabilandia. Lamiere che ballano, Verghereto, fumo, stadio. Si apre il portone del Manuzzi, Bocchini scende, si stira e fa un rapido inventario per controllare che le vertebre ci siano ancora tutte, mentre Ambrogioni viene circondato dalla gente. Dopotutto sono passati pochi giorni, lui è quello del gol della B. Finché dal mucchio spunta uno che trova il coraggio.

“Marco, ma la Panda? È la tua?”.

“No, è di un amico che sapeva tutto prima”.

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