Cittadella-Cesena: Shpendi dà un colpo di straccio al banco del Var

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Come una canzone di Luciano Ligabue, Shpendi dà un colpo di straccio al banco del Var e finisce 0-2. A qualcuno piace davvero questa gestione della tecnologia nel calcio? Questo trionfo di radiografie dove sei in fuorigioco per un terzo di piede o un quarto di spalla? Un sistema che sta mortificando la categoria degli assistenti, che di questo passo non serviranno più a nulla.

Il Var di Cittadella-Cesena non ha solo annullato un gol di rara bellezza, ma poteva cambiare la partita. Shpendi mette in rete in pallonetto al 75’10”, poi l’arbitro annuncia che il gol non vale al 78’38”. Tre minuti e 28 secondi per capire se una partita era chiusa in anticipo o no. E tre minuti e mezzo con le squadre ferme sono tanti: è una pausa lunghissima che può ribaltare gli equilibri. Una squadra che si sentiva sottoterra sullo 0-3, scopre che sta ancora 0-2 e magari prende morale, sa che ci sarà un recupero corposo e hai visto mai cosa può scattare. Gli altri invece hanno esultato come pazzi per un minuto buono e poi scoprono che non è finito niente. Come gestione dei tempi, si può solo migliorare.

Alla fine il Cesena l’ha portata a casa, in un’altra partita che certifica l’evoluzione dell’idea di Mignani. La fase difensiva è il segnale più evidente del gioco di squadra e ora il Cesena difende di squadra. Una volta di più, il nuovo equilibrio sembra legato a Tommaso Berti: prima diventa una mezzala e prima la squadra troverà una quadratura definitiva. Fa ancora qualche inciampo sotto forma di palle perse, ma è un apprendista che si sta sporcando le mani in officina. Una quindicina d’anni fa Pierpaolo Bisoli disse che il migliore giocatore del suo miglior Cesena era Dario Biasi. Ancora un po’ e gli ridevamo tutti in faccia, poi inchiodò tutti con la risposta: “Mi piace Biasi perchè non ha paura di fare brutte figure per aiutare i compagni, noi vinciamo grazie a gente come lui”. Berti è in un percorso simile e se si evolve davvero da rifinitore a tuttocampista, niente gli sarà precluso. Per usare paragoni di livello assoluto, da Kantè a Iniesta passando per Verratti, il calcio più qualitativo degli ultimi 20 anni lo hanno scritto centrocampisti di 170 centimetri scarsi a cui fisicamente non avresti dato una cicca. Quel tipo di giocatori che scendono dal pullman e sembrano i figli dell’allenatore al seguito della squadra, poi inizia la partita e scopri che sono i più forti di tutti.

Infine, da ieri sera è terminata la squalifica di Marco Curto, fermato 5 giornate per un episodio di fantarazzismo. A tal proposito, si segnala che nell’ultimo libro di un ottimo scrittore come Daniele Mencarelli c’è un rimando che farà per forza discutere. Il libro di Mencarelli si intitola “Brucia l’origine” e racconta del ritorno a Roma di un designer che ha fatto fortuna a Milano. In una serata-revival al bar con gli amici, un membro del gruppo annuncia che l’86enne barista si è arreso e il bar cambierà gestione, passando ai cinesi.

“E pure er sor Antonio ce tradisce, pure lui. Fra un mese qui c’avremo Jackie Chan e famiglia. Ormai ce so’ più bar de cinesi che de romani”.

Ecco, se per caso a Mencarelli fischiano le orecchie, la speranza è che qualcuno lo avvisi per tempo. Quelli non sono mica fischi. Sono le sirene delle volanti della Fifa che stanno arrivando. Sono le stesse volanti che stanno cercando Camillo Chan, il numero 10 mancino del Cesena che faceva sempre gol su punizione, ma non solo. Vogliono vederci chiaro su questo Chan Piero Ceccarelli che ha giocato solo nel Cesena e chissà cosa nasconde. Perché il calcio su certe cose sa essere inflessibile, soprattutto se sono cose di facciata, perfette per non cambiare nulla.

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