Cesena-Bari e il bluff del Risiko che funziona

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Sarà che qui la pista di atletica è ancora inagibile. O forse è il mese di gennaio che stimola. Manca ancora una data precisa, ma di questo passo la troviamo. L’anno scorso (7 gennaio, Cesena-Olbia) Liman Shpendi c’è riuscito dalla tribuna al campo; quest’anno Raffaele Pucino ci ha provato ieri dal campo alla tribuna. Aspettiamo la controprova di gennaio 2026 e poi magari fissiamo davvero il giorno per il “Tamberi day”, il giorno dello scavalco: non si vince niente se non un daspo o una squalifica, giusto per ricordare che lo stadio senza barriere serve ad aumentare lo spettacolo e non a caricare la parte d’Italia che non vede l’ora di prendere in giro chi resta appassionato di calcio.

Nel prologo del giorno dello scavalco, il Cesena ha salvato la pelle in una partita difficile e non è accaduto spesso. Un limite di questi mesi della gestione-Mignani è stata la devozione totale al gioco, ieri invece il Cesena è riuscito a fare punti giocando peggio dell’avversario. Ha letto la difficoltà del momento, si è rannicchiato sotto l’ombrello sperando nella pausa del Bari e la pausa è arrivata. Il Bari dopo il giro dei cambi non ha più capito la partita, un po’ come quel vecchio sketch con Marco Baldini a fare da spalla a Rosario Fiorello che imitava Antonio Cassano (“Cassano lei gioca bene grazie al baricentro basso”. “Ma che Bari centro, io sono di Bari vecchia”). E mentre il Bari non capiva, il Cavalluccio si portava a casa il puntone.

Gennaio ci sta dicendo che Mignani ha il termometro di una squadra che sta bene fisicamente. Nelle ultime uscite si è visto il tentativo di arrembaggio finale contro il Cittadella, poi il dominio alla distanza su una Sampdoria da rottamazione e anche ieri c’è stata la reazione di gamba e nervi a una sconfitta che sembrava già vidimata. La gestione di ragazzi in un momento particolare (Antonucci, Kargbo) è da allenatore che non brucia nessuno e il campo lo dimostra. Nei suoi limiti, questa è una squadra che si vuole bene, con talenti acerbi che ogni tanto vanno per la tangente, ma di corpi estranei che remano contro non se ne vedono. La prova si è avuta ieri: una squadra priva di amor proprio non sarebbe riuscita a mascherare il bluff di un centrocampo poverissimo a livello numerico che andava rinforzato da tempo al mercato. In mezzo al campo il Cesena gioca a Risiko con due carrarmatini e fa di tutto per non farlo vedere: dopo il rosso a Calò, ieri in mediana c’erano un adattato incostante (Tavsan) e un valoroso ventenne reduce da qualche mese di C (Francesconi). Con due carrarmatini del genere al massimo ti prendi la Kamchatka (così magari finalmente capiremo cos’è) invece la squadra ha resistito fino all’arrivo della cavalleria di Kargbo, La Gumina e Bastoni.

Nella costruzione dell’amor proprio, Mignani è a buon punto e anche l’anima sta crescendo. Gli manca un tassello importante: apparecchiare al meglio la tavola attorno a Shpendi, uno che è una locomotiva, ma senza una punta vera al fianco, alla lunga rischia di prosciugarsi di corse. Oltre a un indispensabile rinforzo in mezzo, la volata di mercato deve aiutare a trovare la confezione giusta per Cristian, il carrarmatone in mezzo ai carrarmatini, uno che prima di diventare un patrimonio da vendere, deve segnare i gol che conservano la B, l’obiettivo sul tavolo del Risiko di quest’anno.

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