Luca Marchetti torna alla Virtus dalla porta principale

Il colpo di scena è di quelli inaspettati. Luca Sassi, amministratore delegato di Agrimola, che solo il 7 febbraio scorso presso lo studio del notaio Federico Tassinari aveva rilevato il 39,7% di quote della Virtus Imola, venerdì scorso ha trovato l’accordo per vendere le stesse al consulente finanziario Luca Marchetti.
Nativo di Latina, ma imolese d’adozione, con un passato da dirigente proprio alla Virtus (in due periodi differenti) e per sei mesi anche all’Imolese Calcio, è lo stesso Marchetti a raccontare al Corriere nell’affascinante cornice della terrazza grattacielo all’hotel Donatello cosa lo abbia spinto a fare questa mossa. «In primis la volontà di poter capire cosa succede alla Virtus - ecco le sue parole - perché ho intercettato la profonda delusione di un imprenditore serio come Luca Sassi che aveva in mano con quasi il 40% una importante quota di riferimento del club (secondo solo al presidente Davide Fiumi con il 43,7%, ndr). Io sono un tifoso e un vecchio dirigente della Virtus, che considero un patrimonio della città per storia e tradizione. Entrai una prima volta nel 1986-1987 con Dante Bandini e il “Tigrone” Bernardi, subentrando (come diesse, ndr) a Ezio Serafini e una seconda negli anni ’90 con Littorio Galassi alla presidenza e Gianni Zappi in panchina. Ora torno per lavorare all’insegna della massima condivisione possibile, perché sono dell’idea che la Virtus debba fare di tutto per strutturarsi al meglio e far crescere costantemente la società».
Diritto di prelazione
Giusto sottolineare come, per legge, gli altri attuali soci della Virtus (oltre a Davide Fiumi anche suo fratello Alessandro e Corrado Passera con il 5% a testa, l’amministratore unico Stefano Loreti e Renzo Balbo al 3.3%) abbiano un mese di tempo (quindi circa fino al 17 giugno) per esercitare il diritto di prelazione e rilevare quindi loro tutto (o una parte) del 39,7% da Sassi. «Ripeto - continua Marchetti - il mio intervento è per il bene della Virtus, intesa a 360°, quindi rivolto non solo allo zoccolo duro dei tifosi ma a tutto il mondo giallonero. Al momento nessuno della società si è fatto vivo con me e nel caso non venga esercitato il diritto di prelazione sono pronto a mettere sul piatto la mia esperienza, senza bisogno per forza di avere un ruolo operativo. Si faranno le valutazioni del caso e la collegialità sarà determinante e sinceramente, non mi sembra che un socio importante come Sassi sia stato coinvolto a sufficienza. Altrimenti la sua delusione non sarebbe stata così forte da voler cedere le quote».
Difficile prevedere cosa succederà nel prossimo mese, ma quando Marchetti insiste su due concetti. «Inclusività ed empatia devono essere, a mio modo di vedere, le linee guida nella gestione di ogni società sportiva di livello», lascia intuire fin troppo bene che ai piani alti della Virtus queste devono essere mancate negli ultimi mesi. O almeno nei tre che sono passati dall’acquisizione alla cessione da parte di Sassi della seconda quota di maggioranza relativa del club.