Unieuro e RivieraBanca subito dietro le big ma con carte vincenti

Basket

Era l’estate del 1974 e il basket italiano teneva a battesimo una nuova categoria chiamata serie A2. Sono passati 50 anni e il secondo campionato nazionale di pallacanestro torna all’antico per rinnovarsi e apprestarsi a essere uno dei più ricchi di fascino, qualità e incertezza di sempre.

Archiviata la divisione in due raggruppamenti varata esattamente dieci anni fa, l’A2 a girone unico non ha mai avuto così tante iscritte nella sua storia: ben venti, tante quante sono le vetture nella griglia di partenza di un Gran Premio di Formula 1.

Otto pretendenti al trono

Pensatela proprio così la stagione 2024-2025, come l’equilibratissima seconda metà del Mondiale F1 di quest’anno che vede quattro scuderie e otto piloti tutti potenzialmente in grado di vincere un Gp o comunque di dividersi le primissime posizioni in classifica. Lo stesso vale per la A2, che annovera almeno otto formazioni con l’assetto giusto per guadagnarsi o la promozione diretta o quella in palio ai play-off.

La vettura migliore in teoria ce l’ha la Pallacanestro Cantù, che dopo avere perso una semifinale e due finali, al quarto tentativo non vuole più fallire e per questo ha affidato al volante di Nicola Brienza, miglior coach dell’ultima serie A, una rosa con il turbo.

“Bolidi” quasi ugualmente competitivi, però, sono quelli di Pesaro con Pino Sacripanti, di Brindisi con Piero Bucchi, della Fortitudo, rinforzatissima e fresca vincitrice della Supercoppa e di Udine. Siamo già a cinque aspiranti, ma a loro non si possono non aggiungere Verona, la potenziale sorpresa Orzinuovi ed entrambe le romagnole, Unieuro Forlì e RivieraBanca Rimini.

Forlì, il sogno del tris

Non può che essere da corsa la Pallacanestro 2.015 di Antimo Martino, per due volte di fila vincitrice della regular season. Già, ma lo fu su 14 e 12 partecipanti del suo girone, mentre ora sono 20 e la matematica basta da sola a dirci che un “primato tris” sarebbe qualcosa di epocale. Per il basket italiano e non solo per Forlì.

L’Unieuro comunque vuole provarci o almeno vuole arrivare pronta (e sana) a giocarsi le proprie carte nei play-off. Carte valide? Sì, perché quasi nessun’altra può vantare una panchina dalla quale si alzano Parravicini (occhio alla sorpresa), l’eterno Cinciarini, Pollone, Pascolo e Magro. In più il pacchetto lunghi è nutritissimo, duttile ed estremamente fisico e l’esperienza con ben sette Over 30 in rosa, un’arma da sfruttare nei match clou.

Di contro, però, qualche incognita c’è. In termini di talento puro individuale, di estro e fantasia, l’Unieuro non appare dotatissima. È squadra molto solida, ma i guizzi? Quelli dovrebbero (e dovranno) darli Demonte Harper e Shawn Dawson, ma la loro carriera è più da ottime “seconde punte” che da goleador. Se saranno leader, allora Forlì potrà sognare. D’altronde nel 1974-1975, la prima A2 della storia chi la vinse? Forlì, appunto.

La grande svolta di Rimini

L’estate ha rappresentato la grande svolta di Rinascita Basket Rimini. Ora l’attesa è tutta nel capire se tale si rivelerà anche in campo. Basta comparare chi c’era nella rosa della scorsa stagione e chi ha preso il suo posto, per capire quanto sia alto il salto di qualità (e di ambizioni). Si è passati da Andrea Tassinari a Pierpaolo Marini (due campionati vinti con Napoli e Trapani), da Francesco Pellegrino a quel Gora Camara pronto a esplodere in tutta la sua fisicità e probabilmente, una delle chiavi dell’intera annata riminese; da Alessandro Scarponi a Francesco Bedetti per mantenere la quota di riminesità aggiungendo, però, garra ed esperienza. Infine dal mai pienamente convincente Derrick Marks a Gerald Robinson, assistman sopraffino che nella scorsa salvezza di Scafati è stato determinante. Appena quattro acquisti da inserire in un gruppo che da gennaio in poi ha imparato a vincere, ma la rivoluzione è comunque impressionante.

Per la prima volta Rimini ha una rosa di 10 elementi intercambiabili, anche tatticamente. Dell’Agnello non ha avuto una pre-season facile, anche a causa dell’arrivo all’ultimo (e senza amichevoli giocate) del 35enne play di Nashville, ma i rischi dell’avvio sono compensati dalle potenzialità successive. Anche e in primis legate a Robinson, più forte e molto più funzionale della “prima scelta” Robert Johnson. Vuoi vedere che chiusa una porta, si è aperto un portone?

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