Unieuro-Valtur è un derby vero per Cordella: “Magnifici ricordi a Forlì”

È la sfida tra due squadre a caccia della miglior posizione e condizione fisica e mentale in vista della post season, ma è anche la sfida tra una città che ha dato e una che ha ricevuto tanto. Se non altro in termini di giocatori e uomini che nella storia cestistica forlivese hanno lasciato un segno. Unieuro-Brindisi è il “derby” di tantissimi di loro e tra questi, Roberto Cordella la firma l’ha lasciata eccome: brindisino doc, 68 anni, arrivò sotto San Mercuriale che non ne aveva ancora 20 e rimase sei stagioni, dal 1977 al 1983, conquistando due promozioni in A e giocando la storica Coppa Korac nel 1980. Il basket è la sua quotidianità, opinionista tv e il legame con Forlì è ancora molto stretto.

«Verrò presto in città a trovare Maurizio Solfrizzi con cui ci sentiamo cinque-sei volte l’anno e sono già tante se penso al carattere riservato che abbiamo. Con Rod Griffin il rapporto è altrettanto bello, abbiamo condiviso l’appartamento per anni, ma siamo particolari entrambi e ci telefoniamo solo per gli auguri di compleanno».

Proprio Solfrizzi fu la ragione dell’arrivo di Cordella. «Sì, ma l’ho scoperta solo dopo anni. Maurizio venne l’anno prima, nel 1976, c’erano grandi aspettative su di lui, ma la società non era del tutto soddisfatta del suo rendimento. Allora decisero di acquistare me, che ero già suo grande amico, al fine di costruirgli attorno un ambiente quanto più possibile familiare. Ce l’hanno fatta, assieme abbiamo vinto tanto».

E Forlì è diventata la seconda casa di Cordella. «La passione dei tifosi era analoga a quella dei brindisini, ma l’organizzazione alla Libertas era davvero professionale per quei tempi. Noi avevamo le chiavi del Villa Romiti. Altri tempi in tutto e per tutto, basti pensare che al “Nautilus” dovevano andare a fare pesi solo gli stranieri e i lunghi: ai “piccoli” era proibito e io ho fatto un’intera carriera senza sollevarne uno. Se avessi fatto preparazione atletica come si fa oggi, sarei stato molto più forte».

Sul campo e fuori, solo grandi ricordi. «Dal 1978 stava con me la mia futura moglie, ma decidemmo tutti assieme di vivere il nostro essere ragazzi e ci divertimmo un sacco. Con allenatori quali Cardaioli e Rinaldi, poi, ho dato il meglio come giocatore, avevo un ruolo centrale, gestivo tutti i ritmo. Poi col basket pressing e corsa di Asteo, mi trovai meno a mio agio, la società pensò che fossi in declino e andai a Napoli. Ho dimostrato che non lo ero ma due campionati vinti e un successo in casa della Fortitudo, con Griffin assente e con 27 punti del sottoscritto, non si dimenticano».

Forlì ha appena battuto la Fortitudo e ora vuole ripetersi proprio con la sua Brindisi. «Adesso sembra avere messo da parte gli alti e bassi d’inizio campionato, la Valtur no e credo che a Brindisi si debba già programmare l’anno prossimo con oculatezza».

Domani dove si decide il match? «Credo sotto canestro dove l’Unieuro è più potente. Ogden non mi ha mai convinto, è atletico ma leggero, mentre Del Cadia ha impatto fisico, ma il canestro non lo guarda mai. L’unico che vale i piani alti è Calzavara. Un’autentica rivelazione».

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